Il tennis è in un momento di crisi, dice Becker

Il tedesco ha riflettuto sul prossimo futuro del tennis, sulla possibile disputa dello Us Open a settembre, con un occhio anche ai tornei minori

Boris Becker ha assistito a decenni e decenni di evoluzione nel suo sport.

Mai però, come tutti i suoi contemporanei, aveva dovuto fronteggiare una situazione simile.
Un momento che mette a repentaglio la fattibilità del tennis professionale e che esorta ad apportare cambiamenti strutturali o, almeno, a pensare a nuove strade.

L’ex tennista tedesco ha parlato di tennis e delle sfide da affrontare nel prossimo futuro.

Uno fra i pochi, pochissimi eventi ancora non cancellati è lo US Open, l’ultimo Slam dell’anno, ma che in verità ha pochissime chance di essere svolto.

“È l’unico Slam che è ancora in piedi, ma New York è stata, fino a un paio di settimane fa, la città più colpita dal virus. Non credo che organizzare lì un torneo di tennis sia prudente”, ha aggiunto il tedesco, che si è mostrato, a dire il vero, piuttosto scettico sulla situazione tennistica globale: “Penso che siamo in un momento di crisi nel tennis. A parte forse i primi 75 tra uomini e donne, il resto dei giocatori professionisti ha bisogno di un reddito settimanale, ha bisogno di entrate come lo erano a esempio i prize money dei tornei. La cruda realtà invece è che ora non possono nemmeno giocare, non possono andare in un club e non possono insegnare a causa del distanziamento sociale”.

Boris Becker ci ha tenuto a menzionare i piccoli tornei, che potrebbero non essere in grado di resistere di fronte all’uragano che questa pandemia sta causando: “Bisogna chiedersi se il tennis è sufficiente per dare lavoro a mille persone. La risposta era sì, prima della pandemia, ma sono sicuro che molti piccoli tornei che sono stati successivamente cancellati, stanno lottando per recuperare finanziariamente, perché hanno perso molti soldi. Quindi, è anche una lotta contro il tempo”.

Becker ha preso posizione anche sulla proposta di unire il WTA e l’ATP; è un qualcosa che vede fattibile e per il quale ha fatto un appello, citando come esempio le similitudini negli Slam: “Uomini e donne vincono lo stesso premio nei grandi tornei, cosa che non credo accada in altri sport. Abbiamo sempre progredito rispetto alla società in cui viviamo, con pari diritti sui campi da tennis, quindi un’organizzazione congiunta tra WTA e ATP è solo il passo successivo. Grande passo, sì. Ci sono già alcuni tornei congiunti nel mondo, e alcuni anche negli Stati Uniti, tipo a Miami; poi ci sono altri tornei Masters 1000 che invece non si trovano ancora in quella situazione, ma penso che sarebbe un passo nella giusta direzione (unirli). Usciamo dal tunnel, la nuova normalità sarà diversa. Siamo ancora in grado di controllare cosa succederà in futuro se lavoreremo insieme”.

Becker, con molta amarezza, ha fatto un’ulteriore constatazione: non poter essere presente a Wimbledon, la Cattedrale del Tennis, di cui ha conservato tanti bei ricordi.

“Wimbledon ha rappresentato la mia estate negli ultimi 35-40 anni. Non poterci essere, quest’anno, lascerà un vuoto enorme”.

Naturalmente, il tedesco è consapevole di quali siano le priorità attuali, in un mondo che cambia ogni secondo: “La vita come la conosciamo è cambiata da quando siamo stati confinati da questa pandemia, da quando è entrata nelle nostre vite. Vivo nel Regno Unito da molti anni e non ho mai visto una situazione come questa prima. Viviamo in un mondo difficile, ma ora più che mai credo che lo sport abbia il potere di cambiare il mondo.

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