Il tennis è uno sport in salute?

Alla luce degli ultimi risultati dei "vecchietti" del tennis, ci si interroga sull'effettivo stato di salute dello sport con la racchetta

Molti amanti di questo sport sono ancora emozionati dopo aver assistito alle finali degli Australian Open 2017 che hanno visto approdare in finale le sorelle Williams nel tabellone femminile e gli eterni rivali Federer e Nadal in quello maschile. La maggior parte degli appassionati si è augurata un epilogo del genere ed ora non si fa altro che parlare e scrivere dell’impresa dello svizzero. Persino i principali notiziari nazionali hanno dato risalto alla notizia anteponendola addirittura al calcio nostrano.

MASTER U21, UN’OCCASIONE? – Tuttavia, il primo Slam dell’anno ci ha fatto notare che l’età di chi è arrivato alle fasi finali dei due tabelloni, è oltre i 30 anni. I semifinalisti, tranne Coco Vandeweghe e Grigor Dimitrov, hanno tutti superato i 30. In un ottica di ricambio generazionale, questo risultato non può far ben sperare. Nell’anno del neo istituito Master delle nuove leve, in quel di Milano a novembre, ci ritroviamo a fare i conti con il rischio di vedere questo sport invecchiare inesorabilmente. A poco serviranno eventuali cambiamenti di regolamenti per velocizzare il gioco o per dargli più appeal. È un annoso problema quello che stiamo vivendo.

RICAMBIO GENERAZIONALE – Ci si confronta sul problema non appena si arriva a fare i conti sull’età dei contendenti ai titoli più importanti del circuito. La difficoltà è quella di trovare dei degni sostituti alle stelle che brillano in quel determinato momento. E se realmente il problema non esistesse? La nostalgia per chi si ritira si fa sentire nei fan e pensare che nessuno possa sostituire il vecchio amato campione è un dubbio ragionevole. Ci accorgiamo poi però che ci stiamo già abituando a vedere il nuovo che avanza.

CORSI E RICORSI – È sempre stato cosi. Borg, McEnroe, Agassi, Sampras, Navratilova, Graf. Hanno smesso, ci siamo innamorati del loro gioco e ci hanno fatto innamorare ancor di più del tennis. Nulla sarebbe stato come prima. Invece l’amore per il gioco della pallacorda fa andare oltre l’ostacolo e ci ritroviamo ad apprezzare o a criticare il rovescio o la capacità del gioco a rete di quel giovane appena arrivato nel circuito. Viviamo con l’amarezza che certi momenti non torneranno più, ed è sacrosanto, ma siamo anche consapevoli che probabilmente il meglio deve ancora venire come dice un cantante di casa nostra e lo spettacolo vissuto durante lo Slam australiano ce lo ha ampiamente dimostrato.

Di Mirko Gianni

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