Jana Novotna a tutto tondo

L'ex vincitrice di Wimbledon intervistata ad Abu Dhabi dichiara di amare ancora il tennis, e rilascia interessanti considerazioni sul circuito femminile.

I tennisti sono tutti pazzi. Almeno questo è quello che dice l’ex campionessa di Wimbledon nonchè numero uno al mondo Jana Novotna, intervistata in un negozio di Roberto Cavalli ad Abu Dhabi, nel quale, ovviamente, aveva molta più voglia di parlare di tennis che di provare vestiti. 

A 46 anni la Novotna dichiara di essere affascinata dal tennis anche più di quanto lo è stata da giocatrice. La ceca vinse il titolo di Wimbledon in singolare nel 1998 e in bacheca vanta altri 16 titoli del Grande Slam fra doppio e doppio misto. Ma la finale del 1993, sempre sull’erba londinese, è quella per la quale la ricordano 19 milioni di persone. Avanti 6-7, 6-1, 5-1 contro Steffi Graf, avvenne poi uno dei più grandi crolli sportivi degli anni novanta: la Novotna perse il set 6-4 e la partita. Ma la cosa più sorprendente è che l’ex campionessa si ricorda quel sabato pomeriggio come qualcosa tutt’altro che doloroso: “Ci penso ogni momento. E’ divertente perchè molta gente pensa che la mia sconfitta contro Steffi sia stata qualcosa di devastante per me, ma anzi, è stata la cosa migliore che mi sia successa: il giorno dopo, per quello che successe durante la partita e la cerimonia, ero sulla prima pagina di tutti i giornali, mi sentivo come se avessi vinto. E poi mi regalò molta pubblicità, ora la gente mi ricorda più per quel giorno che per la mia vittoria a Wimbledon nel 1998“.

Germany Steffi Graf and Czech Republic Jana Novotna, 1993 Wimbledon

Jana ricorda poi come la Graf fosse quasi imbattibile ai tempi e come riuscisse a dominare completamente le sue avversarie nei momenti importanti: “Mi ricordo di lei al Roland Garros: un’avversaria la incontrò e la domanda non era mai ‘quanto state?’, ma ‘quanti minuti avete giocato?’ E lei diceva ’28’ mostrando il pugno. Non chiedevamo il punteggio, ma chiedevamo il tempo, ed era la semifinale degli Open di Francia, assurdo” – ride -.

Gran parte della retorica della Novotna è un mix di sarcasmo e onestà con un pizzico di umorismo a condire il tutto quando affronta il tema dei grandi allenatori. Non molti sanno che lei stessa è una grande allenatrice, una di quelle ex campionesse che si è rimessa in gioco oggi per insegnare alla generazione attuale. Ha lavorato per un breve periodo con la vincitrice di Wimbledon del 2013 Marion Bartoli e ora allena la 20enne ceca Barbora Krej?íková, attualmente #153 del ranking mondiale. Inoltre, considera molto difficile allenare i top-players, perchè “Ognuno ha il proprio set up. Ci sono sempre altre cinque persone più o meno, oltre all’allenatore vero e proprio“.

bartoli krejckova

Poche donne sono entrate nuovamente in scena dimostrando una buona capacità nell’allenare, tra cui Martina Navratilova (collaborando con Agnieszka Radwanska), Lindsay Davenport (con Madison Keys) e Amélie Mauresmo (attuale allenatrice di Andy Murray). Degli ex uomini campioni Becker, Edberg, Chang, Ivanisevic e Bruguera, ma anche molti altri sono coach di alto livello, e spiega perchè il genere femminile non sta seguendo questo trend: “Hanno famiglia, sono troppo egoiste, oppure semplicemente non sanno come si fa” – sono alcuni dei suoi tentativi. “Non tutti sanno come allenare. Sono abituati a ‘Te l’ho fatto vedere due volte, ma cos’è che non capisci?’, serve tanta pazienza. I tennisti sono egoisti, non nel senso cattivo del termine: se giochi a tennis devi essere egoista, devi dare tutto per te stesso, perchè in campo sei solo, perciò non è facile cambiare e cominciare a dare di più, ad essere più paziente. Non si tratta più di te ormai, tu non sei la stella, devi sederti sul sedile posteriore e attendere: questo credo sia il problema più grande“.

murray mauresmo

Jana Novotna trova la partnership Murray-Mauresmo come qualcosa di “naturale”: “Ho sempre detto che per Andy è meglio essere allenato da una donna, perchè è stata sua madre ad insegnargli a giocare a tennis, anche se non vedo molti ragazzi nella sua situazione. Le donne a volte sono complicate, tendono ad analizzare troppo. Credo invece che alcuni dei top-player abbiano scelto di essere allenati da ex campioni per una pubblicità extra: per esempio, come può Becker migliorare Novak Djokovic? Lui è già perfetto“.

Parlando del circuito femminile, l’ex giocatrice vede la corsa per la posizione numero uno del ranking come una lotta fra Serena Williams e Maria Sharapova, e non pensa che Simona Halep possa ostacolarle ed entrare in questa “competizione”. “La Halep rimarrà sempre una giocatrice di altissimo livello, sempre costante, e in futuro potrà sicuramente vincere tornei del Grande Slam, ma rischia di diventare una di quelle giocatrici – non in senso cattivo – di cui nessuno si ricorderà: solida, grintosa, ma non è ‘wow’. – dice la Novotna – Quando si pensa a ciò, ci sono sempre pochi giocatori di cui effettivamente ci ricordiamo, eppure ci sono stati tantissimi buoni giocatori“.

halep

Devi essere ‘wow’ in ogni aspetto e Serena lo è, così come Maria Sharapova, anche se non ha vinto molti Slam (“solo” cinque, ndr). Ovunque si presenta vince, ha successo, si dimostra professionale: per combinare una cosa del genere devi riuscire a mantenere il fuoco acceso per tutta la tua carriera, e non molti possono farlo. Per esempio, guardate cosa è successo ad Eugenie Bouchard: ha avuto un anno incredibile, l’hanno messa sulle riviste, le hanno cambiato l’acconciatura, ed ora non è in grado di gestire questo successo. La Sharapova può fare un servizio fotografico, può camminare con i tacchi alti, può guidare una Porsche, e quando va in campo è come sempre e non guarda mai indietro. E’ unica“.

Osservando il circuito con le lenti di un’allenatrice, ci sono molte altre cose che intrigano Jana Novotna: “E’ incredibile quanto è cambiato il mondo del tennis. E’ davvero divertente confrontare le due ere e dire chi è stato il miglior giocatore. Beh forse Martina Navratilova, se solo avesse avuto quello di cui parlavo prima, o Chris Evert. Dall’altro lato, se John McEnroe avesse potuto utilizzare l’Occhio di Falco, forse avrebbe vinto più partite. Ad ogni modo io amo il tennis: è uno sport molto particolare e il fatto che i giocatori di tennis siano tutti pazzi lo rende interessante“.

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