La “dura” vita del raccattapalle agli Internazionali d’Italia

La mia prima volta in veste di raccattapalle
                 La mia prima volta in veste di raccattapalle

Se si ha un’età compresa tra i 12 e i 21 anni e una delle proprie passioni è il tennis, quella del raccattapalle è un’esperienza da fare, almeno una volta nella vita.
Quest’anno ho avuto l’occasione di ricoprire questo ruolo agli Internazionali Bnl d’Italia, la mia prima volta in veste di ball boy, di fronte ai grandi campioni.

Eravamo più di 150, tra i ragazzi e i bambini che hanno aderito all’iniziativa. Tanti, forse troppi; motivo per cui una suddivisione in due grandi gruppi fosse necessaria ai fini del corretto svolgimento del corso. I ball boys sono stati divisi in tre fasce a seconda degli anni di esperienza sul campo: i gold, i silver e i bronze.

I gold, i più esperti con un minimo di due anni alle spalle, i silver con almeno uno, mentre i bronze gli esordienti. Ognuno di noi, a prescindere dal livello, ha dovuto frequentare un corso in preparazione al torneo che si è tenuto al parco del Foro Italico ogni due sabati a partire da gennaio.

Prima dell’inizio del Master 1000 di Roma, tutti i raccattapalle, di qualsiasi livello, sono stati istruiti da uno staff della Fit, composto da ragazze e ragazzi ex raccattapalle o maestri di tennis, che hanno illustrato ai ball boys tutti i modi di stare in campo, come entrare ed uscire insieme dal rettangolo di gioco in maniera ordinata, l’importanza di leggere il punteggio durante le partite e capire quando passare le palle da una parte all’altra del campo; ci hanno spiegato la postura corretta da assumere durante i punti e quella da mantenere di fronte alle richieste dei giocatori (richieste dei giocatori che spaziano dalle palle, alle bottigliette d’acqua, all’asciugamano ecc.).Compiti fondamentali di ogni raccattapalle sono quelli di seguire la partita, il punteggio, le esigenze dei giocatori ed, eventualmente, del giudice di sedia che supervisiona il tutto; importante è, inoltre, per uno dei due raccattapalle che si trova in piedi all’angolo e che serve i giocatori, avere un numero di palline in mano che non sia nè troppo elevato, né assente; lo stesso discorso vale per quelli a rete, che devono essere vigili nel capire quando è il momento di passare le palle al compagno che sta a fondo campo.La distribuzione delle palline è dunque un aspetto chiave ai fini di una rapida ed efficace circolazione delle stesse. I ball boys devono sapersi coordinare velocemente l’un l’altro, motivo per cui fare il raccattapalle è un lavoro di squadra.

Come in ogni esperienza, ci sono aspetti positivi e negativi, vuoi per buona e cattiva sorte, organizzazione dell’evento, gestione amministrativa del torneo, selezione. Tra gli aspetti positivi di fare il raccattapalle c’è, non solo l’aver imparato un’attività che prima a malapena conoscevo vedendo partite in tv e della quale non avevo la benché minima idea di come funzionasse (quando effettuare il cambio palle, dove posizionarsi quando la palla ricade in una zona morta del campo, come entrare ed uscire dal campo ecc.), ma anche il fatto di aver visto del grande tennis così da vicino. Ammirarlo a pochi metri è tutta un’altra cosa. Non vedi solo la palla che viaggia a velocità notevoli ma puoi apprezzare anche i gesti tecnici di ogni singolo giocatore in un modo completamente diverso rispetto a come lo si vede sugli spalti o in tv.Le aree di accesso per i ball boys: 1,3 e 8 (Pietrangeli incluso)Le aree di accesso per i ball boys: 1,3 e 8 (Pietrangeli incluso)Le aree di accesso per i ball boys: 1,3 e 8 (Pietrangeli incluso).
Tutti i raccattapalle hanno ricevuto una divisa da tennis degli Internazionali che è stata consegnata dagli organizzatori e che ogni ball boy ha dovuto indossare per scendere in campo. Lo stock comprende due polo, due paia di calzini, una tuta, un paio di pantaloncini, le scarpe, il cappellino e due polsini.Oltre alla divisa sportiva era compreso anche un buono pasto ma non vi era nessuna remunerazione per i ball boys, in quanto l’attività di raccattapalle la si fa per passione.
Tra gli aspetti negativi, che sono sicuramente pochi, devo tuttavia evidenziare una contraddizione degli organizzatori del torneo. A ogni raccattapalle è stato dato un pass per accedere a varie zone della struttura.

La legenda del pass

I ball boys, secondo quanto c’era scritto sul pass, potevano accedere al Parco del Foro Italico, ai campi ground, allo stadio Pietrangeli e ad una foresteria ma, in realtà, non è stata concessa ad essi la possibilità, durante i turni di riposo, di seguire le partite dei propri beniamini; infatti, chi di noi provava a occupare dei posti liberi, veniva costretto a uscire dall’impianto. Questo è un limite imposto dagli organizzatori che non condivido, in quanto, facendo comunque parte dell’evento e prestando un’attività lavorativa non retribuita, ritengo giusto che sia data la possibilità ai ball boys di seguire, durante i turni di riposo, le partite che si disputavano, almeno nello stadio Pietrangeli, dove i posti non sono numerati. Volendo fare un bilancio tra aspetti positivi e negativi, l’esperienza da ball boy, la consiglierei vivamente a tutte le ragazze e i ragazzi, appassionati di tennis, che vorrebbero ammirare sul campo i grandi campioni. Poter vedere da vicino i big del tennis è un’opportunità più unica che rara non solo per divertirsi, ma anche per conoscere meglio le regole, la tecnica, la mentalità e gli aspetti peculiari dello sport con la racchetta.

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