“Filosofia del Tennis” di Carlo Magnani, edito da Mimesis, è un divertente e gustoso saggio che ben si adatta a chi ama queste due discipline, così vicine tra loro nonostante sport e filosofia, a torto, siano spesso considerati mondi lontani tra loro. Il saggio di Magnani reca un sottotitolo molto interessante: “profilo ideologico del tennis moderno”. Si tratta, infatti, di una disamina storica del nostro sport preferito accostata con maestria e misura a passaggi importanti della storia del pensiero.
Non è il primo caso di saggistica legata al tennis. Oltre al lavoro di Gianni Clerici (“500 anni di tennis”), ricordiamo infatti il contributo di David Foster Wallace (“Il tennis come esperienza religiosa”), di Agam Bernardini (“Lo Zen e l’arte di giocare a tennis”) e di Timothy Gallway (“Il gioco interiore del tennis”), per citare i più noti esempi.
Proprio come in un corso di tennis che si rispetti si parte con i “fondamentali”, ovvero col significato del gioco, con il suo scopo e la sua storia, e poi si passano in rassegna i colpi: diritto, rovescio, servizio. Giocando con le parole, con i gesti, e accostandoli a concetti filosofici non sempre di facile lettura, specie per un pubblico poco tecnico, ma veicolate con un linguaggio rigoroso ma leggero, come si addice ai saggi che hanno come intento la divulgazione. Si tratta infatti di un esempio di quella che si chiama “pop-filosofia”, ovvero il tentativo di rendere popolari concetti lontani dal grande pubblico dei lettori per portare chi non si occupa di filosofia a farlo attraverso il pensiero materiale, in questo caso lo sport. Molti altri esperimenti di questo tipo sono stati condotti infatti, utilizzando le serie tv (noto il saggio su “Il dottor House e la filosofia”) o il cinema. Mancava un riferimento allo sport ed è arrivato, grazie alla nobiltà del tennis. Magnani, sociologo di formazione, ci propone così accostamenti arditi per i puristi della saggistica filosofica, quali Heidegger come chiave di lettura alternativa degli epici scontri tra Corrado Barazzutti e Pepe Higueras, oppure il pensiero liberale con il rovescio di Stefan Edberg. La seconda parte del saggio è dedicata invece al tennis contemporaneo, a partire da Rod Lever e a finire con Roger Federer e Rafael Nadal, passando anche per Adriano Panatta.
Una lettura che apre la mente, la stimola verso altre ricerche ed approfondimenti, restando sempre nell’ambito della divulgazione ma senza dimenticare il rigore concettuale ed un pizzico di sana ironia che non guasta mai.
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