Il tennis è uno sport, e per definizione lo sport dovrebbe essere fruibile da tutti e a tutti i livelli. La FIT, il maggiore Ente Nazionale del Tennis sovrintende principalmente alla parte agonistica dello stesso , e su questo non ci piove.
Ma il tennis, il nostro sport, non è fatto solo di agonisti-magari lo fosse- ma anche di gente super-appassionata che non arriverà mai ad essere agonista, ed ha comunque diritto come gli altri al tennis ed a farlo nella sicurezza del proprio circolo. I circoli, oltre a fornire un servizio ai soci non agonisti e a garantire il loro diritto al tennis, possono sopportare l’onere delle spese per l’agonismo anche grazie a un certo numero dio soci non agonisti che frequentano i vari circoli.
Se non che la Fit da alcuni anni porta avanti una politica discriminatoria nei riguardi dei circoli che hanno al loro interno sia atleti Fit sia Uisp, triplicando addirittura le tariffe di affiliazione dei circoli e degli insegnanti, non supportando in questo modo la pratica del tennis, né mettendo le scuole in condizione di lavorare serenamente.
Molte scuole comunque, si sono sottoposte a questa “dittatura”, in quanto pur di garantire l’agonismo al proprio centro e ai propri allievi hanno chiuso un occhio sugli eccessivi oneri e sono andati avanti.
Ma la storia sembra non avere fine. Infatti ,come testimonia la lettera di seguito, da quest’anno i campionati giovanili under 18, la coppa a squadre Fit, per intenderci,non possono più iscriversi alle competizioni, pur essendo tutti gli atleti tesserati Fit ed appartenenti ad un circolo Fit, se la scuola tennis non è Fit ma Uisp. Quindi viene penalizzato il circolo che ha deciso a sue spese di garantire il tennis a tutti i soci, agonisti e non, ma soprattutto penalizza gli atleti e il tennis stesso.
Egregio Presidente Malagò
Sono la mamma di un ragazzino di 17 anni, regolarmente praticante attività agonistica presso il circolo tennis Rozzano, in provincia di Milano. La settimana scorsa, come ho sempre fatto negli ultimi anni, mi sono recata personalmente presso la sede del Comitato Regionale della Fit per iscrivere ai campionati a squadre giovanili le squadre del circolo.
Il Tennis Rozzano è regolarmente affiliato alla Fit, alla quale paga una tassa federale tripla per la “non esclusività”, oltre che alla Uisp. Come genitore, non so se questa cosa è giusta o meno e neppure voglio entrare in merito ad essa, lasciando a chi compete ogni considerazione.
Presso il CRL mi è stato riferito dalla persona addetta che l’iscrizione non veniva accettata, in quanto da quest’anno la Federazione Tennis considera l’attività giovanile a squadre come “campionato scuole”, e non più –come storicamente sempre avvenuto- campionato delle associazioni affiliate.
Tale “variazione” apparentemente nominale, ha quindi come effetto sostanziale quello di escludere dall’attività giovanile della Federazione Tennis tutte quelle associazioni che – nell’ambito della loro autonomia decisionale associativa- non iscrivano una scuola alla Fit, e quindi tutti quei ragazzi che, seppur regolarmente tesserati alla Fit presso un circolo regolarmente affiliato alla stessa, svolgano attività didattica con un diverso Ente di Promozione regolarmente riconosciuto a detto fine dal Coni.
Come cittadina provo profondo disagio, in quanto trovo tale comportamento contrario a elementari diritti costituzionali. Come sportiva provo altrettanto disagio nel constatare che lo spirito olimpico ed i principi di non discriminazione e di fair play, pur immancabilmente inseriti in statuti e regolamenti, nel tennis italiano sono chiaramente subordinati ad altri tipi di interesse, che prevalgono su quelli di chi dovrà costituire il futuro dello sport italiano.
Non deve certamente essere la sottoscritta a ricordare ai dirigenti in indirizzo- ben preparati e competenti- il ben più performante art 24 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea capo 3, uguaglianza- che proprio in tema di diritti dei bambini dispone che “In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l’interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente”.
Auspico, quindi, che quanto segnalato possa incontrare una risposta non solo formale, ma soprattutto una presa di posizione decisa e sostanziale da parte del Coni, volta a tutelare il valore costituito dai giovani praticanti uno sport, piuttosto che discutibili scelte politico-economiche che nulla hanno a che vedere con la pratica sportiva.
Chiedo quindi al direttore della “Gazzetta dello Sport” di pubblicare questa mia come lettera aperta nella pagina 6+Opinioni, se possibile, con un parere o commento del direttore stesso, da sempre molto attento alle tematiche dello sport giovanile e scolastico.
Perché come genitore, vorrei che mio figlio alle Olimpiadi (auspicabilmente) di Roma 2024, dove certamente non andrà come atleta, andasse come spettatore sportivo praticante. Consapevole che nello sport di tutti i livelli l’importante è partecipare, indipendentemente dalla tessera con cui si partecipa.