“E’ difficile vincere. La paura di vincere è molto più forte di quella di perdere” – dice Gastón Gaudio nel programma radiofonico Perros de la Calle. L’argentino ricorda una sua partita al Masters 1000 di Miami in cui si procurò tre match point contro Gambill nei quarti: nessuno fu sfruttato e Gaudio perse la partita al terzo set. Avrebbe potuto giocarsi la semifinale contro Andre Agassi. “Questa è la differenza tra l’essere grande ed essere davvero grande“.
Sul che cosa sarebbe successo se avesse vinto la partita commenta che “sono situazioni che cambiano la vita, è stato davvero un grande cambiamento per la mia carriera. Sei così vicino a qualcosa per cui hai combattuto tutta la vita e ti vengono in mente un sacco di cose. In realtà, la paura di vincere è mille volte più difficile da affrontare che la paura di perdere. Spesso, quando sai che perderai la partita ti viene da dire ‘ricominciamo da capo’, e magari si comincia a giocare molto meglio di quanto si stava facendo. Si elimina tutta la pressione“.
“Io quando ho davvero paura della verità, ho la vista offuscata” – dice Gaudio, che cita la finale del Roland Garros 2004 nella quale ha battuto il connazionale Guillermo Coria – “Quando ho avuto il match point, l’unica cosa che ho pensato è stata quella di colpire la palla e basta. La mia vista era annebbiata, non vedevo niente“.
Uno degli uomini che più ammira Gaudio è Leo Messi, e ricorda ancora la finale mondiale persa contro la Germania nella scorsa estate: “I mondiali in Brasile sono un ricordo molto triste. Amo Messi, lui è l’atleta del momento e passerà alla storia. Penso che non vedremo mai nulla di simile, è un uomo unico e molto sincero“. Tuttavia, Gaudio pensa che Messi si sia un po’ spaventato durante la gara più importante della sua vita: “Sei in finale ai mondiali con l’Argentina, nel Maracanà, potresti diventare una leggenda di questo sport, la gente si dimentica di Maradona, sei faccia a faccia con il portiere e tiri fuori. Voglio dire, io sostengo che Maradona avrebbe segnato. Con la mano o in qualsiasi modo ma l’avrebbe fatto. La paura è difficile da vincere“.
“Nadal, Federer e Djokovic, per esempio: la differenza tra loro e gli altri non è quando colpiscono la palla. Colpire la palla, la colpiamo tutti. Il fatto è che nei momenti importanti sanno come gestire la paura” – dice – “Non è che non sentono la stessa pressione e la stessa paura, ma giocano e si muovono nella maniera più giusta“.
La paura è un sentimento allo stato naturale tra alcuni atleti dell’élite. Nessuno possiede la cura, si può soltanto migliorare nell’affrontare questi momenti difficili. Combattere queste paure è possibile e anche i vincitori di Slam lo sanno. Secondo gli esperti, la paura del successo è una condizione psicologica che emerge perchè l’individuo, davanti alla possibilità di successo in un determinato ambito si sforza, consapevolmente o meno, di gettare via questa possibilità.