Secondo quanto riportato dal sito tedesco Bild, Novak Djokovic avrebbe ricevuto l’ultimatum da Boris Becker: «O scegli me o Pepe Imaz». Un fulmine a ciel sereno per il campione serbo, che in vista della prossima stagione dovrà fare chiarezza all’interno del suo staff.
I PRO E I CONTRO DELL’EX CAMPIONE TEDESCO – Un fatto è certo: Djokovic con “Bum Bum” Becker ha vinto sei titoli Slam negli ultimi tre anni. Numeri impressionanti anche per chi ha dominato il circuito fino a meno di un mese fa. Nel 2017 “Nole” farà, giustamente, di tutto per riprendersi il trono del tennis mondiale, quindi dovrà riflettere molto prima di escludere dalla sua squadra Becker. Il tedesco l’ha migliorato in tanti aspetti, ma il principale è quello tecnico. Il salto di qualità che Becker ha fatto fare al serbo è innegabile, soprattutto sul serve and volley. Negli ultimi anni le percentuali del servizio del 12 volte campione Slam sono notevolmente migliorate. Ancor più sensibili i risultati ottenuti nel gioco a rete, adesso le sue volée sono quasi sempre precise e letali. C’è soltanto una controindicazione che può portare all’allontanamento di Becker: la sua personalità non potrà mai convivere con quella di Pepe Imaz. Un’eventuale tregua di facciata sarebbe pericolosa per i futuri sogni di gloria di Djokovic.
CAPITOLO PEPE IMAZ – José Imaz, detto Pepe, è stato un tennista di livello modesto. Dopo la carriera sportiva ha intrapreso il percorso “Amor y Paz”, che gli ha permesso di sfoggiare il titolo di “guru”. Il fratello del campione di Belgrado, in seguito a un periodo difficile, si è rivolto proprio a lui. Questo è il nesso che ha permesso a Imaz di entrare nell’universo Djokovic. Le male lingue hanno ritenuto che questa collaborazione sia nata in seguito alle presunte difficoltà coniugali di Djokovic. Il punto fondamentale della questione è, però, un altro: “Nole” – che ha dimostrato a tutto il mondo, di saper vincere e confermarsi – ha davvero bisogno di qualcuno che lo aiuti dal punto di vista mentale? No, decisamente no. L’ultima stagione è stata descritta come una delle più difficoltose, però forse ci si è dimenticati troppo in fretta della prima vittoria al Roland Garros. Questo è stato il point break dell’anno. Da quel momento in poi Djokovic ha mostrato il suo lato umano, perdendo qualche partita. La critica e le sue naturali paure si sono fuse, facendogli ritenere che dovesse cambiare qualcosa. In realtà questo qualcosa è il semplice momento di appagamento durante una carriera stratosferica. Soltanto appagamento, che non ha bisogno delle cure di un santone.