“Passami l’asciugamano. Quello bianco li sul divano”, cantava il Blasco nella sua Toffee. Prendendo in prestito le sue parole potremmo riferirci ai tennisti dell’era moderna che dell’asciugamano fanno un vero e proprio talismano, neanche desse loro suggerimenti su come giocare il prossimo colpo o su come mettere in difficoltà l’avversario. Tra questi è impossibile non menzionare Rafael Nadal, che dell’asciugamano fa un vero e proprio rituale (uno dei tanti) al termine di ogni punto con la mano sinistra se lo passa sulla faccia, poi dietro l’orecchio, poi ripete l’operazione dall’altra parte. Federer lo ha definito come una “coperta di Linus”, come qualcosa che dà sicurezza e di cui non ci si può privare: “Non dico di essere stato il primo a farlo, ma serve per calmarmi, per non sbattere la racchetta o cose simili. È una cosa del tipo ‘ok, vado dall’asciugamano e mi calmo’. Per me è stata una cosa che ho capito alla fine degli anni ’90. Ma a volte, non nego, che è una cosa di cui si abusa troppo”.
Nell’epoca in cui vengono pensati e testati tutti gli stratagemmi per ridurre la durata delle partite al fine renderle più commercialmente interessanti, l’asciugamano e i tempi che esso richiede rimangono intoccabili. Come tempo fa disse John Newcombe: “Possiamo piantarla con l’asciugamano, per favore? Colpiscono una pallina e vanno ad asciugarsi”, criticando l’eccessivo uso che ne viene fatto, appare infatti eccessivo che anche in condizioni meteorologiche non estreme e in seguito a uno scambio brevissimo, i giocatori debbano richiedere l’asciugamano. Per carità, nulla che infranga il regolamento finché il tutto rientra nei canonici 25 secondi. Ma qual è, allora, il significato, anche ermeticamente recondito, di questo gesto?
Come anticipato poc’anzi, spesso c’è effettivamente bisogno di asciugarsi il sudore, e il confronto con epoche passate non regge, in quanto è indubbio che il tennis attuale sia più fisico e gli scambi, quelli lunghi, più estenuanti. Certo è che ci sono luoghi, come Wimbledon, in cui non è propriamente il caldo ad essere protagonista, nonostante il periodo in cui vi si gioca. Gli stessi protagonisti del circuito hanno ammesso come quest’oggetto non abbia solo la funzione per cui è universalmente designato ma, come dice Andy Murray, il frequente uso dell’asciugamano è giustificato dal fatto che nel tennis, sport individuale, le pause lo aiutavano a mantenere il suo ritmo costante: “Ad essere onesto non ci faccio neanche caso. Non penso che serva a rallentare il tuo avversario, e devi stare anche attento a rimanere nel tuo tempo”.
Alexis Castorri, una famosa psicologa dello sport ha spiegato che è buona prassi usare una parte dei 25 secondi per fare qualcosa: “Non dico di usare l’asciugamano, ma se è quello che scegli di fare, fallo. La questione è ciò che stai facendo con la tua testa in quei secondi”. La psicologa ha poi citato Maria Sharapova come esempio, che di saltella dietro la linea di fondo, dando le spalle al campo avversario.