È una delle nazioni con la tradizione tennistica più ricca e antica al mondo, ha saputo portare ai vertici grandi tenniste, titolo dopo titolo. La Francia è stata fino a pochi anni fa una superpotenza della racchetta, ma tutto sembra essere cambiato. All’inizio del terzo millennio vi erano due tenniste francesi in top 10, Pierce e Tauziat, e altre tre entro le prime 20, Halard-Decugis, Mauresmo e Testud. Sono proprio Amelie Mauresmo e Mary Pierce le due giocatrici di punta degli anni a venire, autrici delle migliori vittorie e dei più grandi successi. Nata nel 1979, Amelie arriva presto nell’élite mondiale, a 25 anni raggiunge il vertice della classifica e un paio d’anni dopo gioca la migliore stagione della sua carriera, aggiudicandosi sia Australian Open che Wimbledon. L’ultima francese a trionfare a Londra era stata Susanne Lenglen oltre 80 anni prima, mentre in Australia proprio Mary Pierce si era imposta nel 1995. Pierce è stata anche l’ultima transalpina in grado di conquistare il Major di casa, mentre curiosamente New York non è mai stato vinto da una tennista francese. Sono anni proficui anche per la Fed Cup, con il trionfo nel 1997 e poi nel 2003, anno in cui la squadra guidata da Amelie trionfa sugli Stati Uniti. E quando le due grandi campionesse lasciano libera la scena, una giovanissima Alize Cornet inizia la sua carriera con un grande exploit a Roma, raggiungendo la finale più importante della sua vita. Alize non sarà in grado di replicare le imprese di Mauresmo o Pierce, ma per anni rappresenterà una colonna portante del movimento.
Chi invece ha le carte in regola per spingersi più in alto è Marion Bartoli, atleta atipica, con dritto a due mani e fisicità unica nel circuito. Criticata spesso per qualche chilo in più delle colleghe, Marion è in grado di muoversi benissimo in campo e di spingere bene da fondocampo, soprattutto sulla sua amata erba. Nel 2013 Bartoli firma l’impresa della vita aggiudicandosi una delle edizioni di Wimbledon più particolari degli ultimi anni e chiudendo poco dopo la sua carriera. Continuerà a far parlare di sé nei mesi seguenti a causa di un drastico calo di peso che la porterà all’anoressia, prima di tornare alla forma precedente e provare persino un ritorno alle competizioni, che però non avverrà mai. Sono anche gli anni in cui giungono del circuito due ragazze destinate a far parlare di sé, Kristina Mladenovic e Caroline Garcia. Ci vuole qualche anno, ma quando arrivano a piena maturità, nel 2017, fanno il salto di livello, raggiungendo entrambe la top10 e confermandosi come candidate per tutti i tornei che contano.
Nel 2018, però il vuoto. Entrambe entrano in turbine negativo che le trascina verso il basso, faticano ad imporsi a qualsiasi livello e perdono completamente la fiducia nei propri mezzi. Ai limiti dell’impossibile, se solo l’impossibile esistesse nel tennis. Nessuna delle due è in grado di rialzarsi, non definitivamente, e nonostante cambi di coach, amicizie ritrovate, successi in Fed Cup e anche in doppio nel caso di Kiki, a fine 2019 non vi è alcuna francese nelle prime 35 giocatrici al mondo.
Questo 2020 non aveva mostrato particolari segni di ripresa, e mentre Mladenovic e Garcia vanno lentamente verso i 30 anni, la Francia può guardare speranzosa al futuro. Oltre alla classe 1997 Fiona Ferro, ormai stabile top 50, vi è in netta ripresa anche Oceane Dodin, che dopo un lungo stop ha ritrovato la via del successo, mostrando un tennis impressionante negli ultimi mesi. Ma sono altri i nomi che possono rallegrare i tifosi transalpini, più a lungo termine. Uno su tutti è quello di Diane Parry, classe 2002 e top300, una delle poche NextGen ad utilizzare il rovescio ad una mano. La giovane transalpina sta provando ad alzare il tiro e già il 2021 potrebbe essere l’anno buono per vederla a livello WTA con più continuità. Ma non sarà sola, perché nella papabile squadra di Fed Cup del futuro ci sono anche le più blasonate Clara Burel e Carole Monnet, entrambe con un’ottima carriera junior alle spalle e pronte per andare alla ribalta tra le pro, e le meno conosciute per ora Alice Tubello e Manon Leonard, tutte ragazze sotto ai 20 anni. Qualche altro nome sembra muoversi un po’ più in basso nel ranking, ma sarà il caso di aspettare qualche risultato in più per loro.
È dunque vero che la Francia ha perso, a livello di singolare, quel ruolo primario che ha avuto negli anni 90 e primi 2000, ed è vero che nell’immediato sembra poco plausibile vedere grandi svolte – anche se sia Mladenovic che Garcia hanno il potenziale per tornare tra le prime 10 -, ma forse la campionessa in carica di Fed Cup può guardare al futuro con speranza e serenità, augurandosi di trovare le nuove Pierce, Mauresmo, Bartoli e chissà, magari può anche sperare di mettere la propria bandiera nell’albo d’oro di Flushing Meadows, dove a livello femminile ancora manca.