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Lo sfogo di Heras e le solite ombre sul prize money dei tornei ITF

Anno nuovo, vita nuova. Beh, di sicuro non nel circuito ITF. Dopo la recente comunicazione da parte della Federazione Internazionale del prossimo progressivo aumento del prize money per quanto riguarda i tornei minori, qualcosa sembrava destinato a cambiare, e a dire il vero di tempo ce n’è ancora molto per mantenere le promesse e rendere più facile la vita dei tanti giocatori impegnati al di fuori di ATP e Challenger. A rompere il silenzio è stato il solito messaggio dai social network, un tweet per la precisione, e stavolta a rendersi protagonista è stato il 27enne tennista argentino Patricio Heras, impegnato nel torneo dal 10.000$ di montepremi a Plantation in Florida.

Il meltdown del tennista albiceleste è avvenuto dopo la sconfitta subita dal cileno testa di serie N.7 Juan Carlos Saez, capace di rimontare dalla situazione di 6-7(3) 0-3 di svantaggio fino a chiudere il match al terzo set, con Heras che nonostante il duro ko ha visto il suo impegno “ripagato” solo da 100 miseri dollari, spiegando come tutto il lavoro e gli stress fisici a cui si deve sottoporre un giocatore non siano minimamente comparabili al prize money, soprattutto in occasione di match di questo calibro con quasi 4 ore di gioco all’attivo.

Il problema è sempre lo stesso, con il numero dei “fortunati” tennisti in grado di potersi mantenere con l’attività da professionista che oscillano tra le le 336 unità nel tennis maschile e le 253 in quello femminile, mentre tutti gli altri, compresi i tantissimi giovani che hanno bisogno di tempo e partite all’attivo, spesso sono costretti a rimetterci e spesso, purtroppo, ad abbandonare il tennis a malincuore per non rischiare di dilapidare tutti i loro averi in viaggi, alberghi, coach e via discorrendo.

Alle parole di Heras danno seguito i risultati dell’ITF Pro Circuit Review – di cui un breve estratto di seguito – che, al netto delle modifiche che verranno introdotte in parte già da questa stagione, mostrano in maniera piuttosto eloquente quale sia la situazione di tutti quei tennisti che non rientrano nelle primissime posizioni dei ranking, dando voce alle tantissime dichiarazioni che negli anni hanno toccato professionisti di ogni età e nazionalità.

Sicuramente fanno la loro parte sia l’appeal dei tornei maggiori che gli sponsor, mentre in molti tornei con montepremi uguale o poco superiore a 10.000$ a malapena si trovano copertura televisiva o la tanto agognata hospitality, eppure per un gotha del tennis che vive di luce propria ci saranno sempre quelle rampe di lancio, o comunque quei livelli intermedi, che servono come il pane per un qualsiasi tipo di sviluppo e di pluralità, vista e considerata la fondamentale importanza dei tornei sparsi in tutto il mondo a partire dal circuito ITF Under 18 fino ad arrivare, appunto, agli ITF, fonte di posti di lavoro e di pubblicità per tante splendide cornici in ogni angolo del pianeta, con relative sacrosante possibilità di mettersi in mostra ed alla prova per tennisti provenienti anche da realtà più provinciali.

L’invito ad una riflessione deve essere costantemente presente, a partire dal comune appassionato fino ad arrivare all’addetto ai lavori, come nel caso di Patricio Heras, sicuramente condizionato emotivamente dalla sconfitta ma elevatosi a uno dei tanti nuovi punti di riferimento di quel movimento che vuole semplicemente per tutti i tennisti fuori dalle prime posizioni del ranking la possibilità di vivere del proprio tennis, lavorando per crescere giorno dopo giorno e per dare comunque spettacolo, per dare un colpo di spugna deciso ai tanti scandali che colpiscono questo mondo, troppo spesso bistrattato da personaggi senza scrupoli, e non dovendo cedere a ricatti e adulazioni malsane, per il loro futuro ed il nostro sempre nuovo presente.

Lorenzo Cialdani

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