Lo strano caso di Steven De Waard

Il doppista australiano finisce in ospedale a Vancouver per un’appendicite. Sprovvisto di assicurazione di viaggio, è costretto al fundraising per pagare le spese di degenza. Eppure parliamo di un professionista della racchetta.

E’ indubbiamente l’ennesimo, emblematico, caso che dimostra quanto sia distante dal vero l’idea che alberga nella mente dei più, ovvero che essere un tennista, se pur di secondo piano, significhi essere ricco. Steven De Waard, ventottenne australiano attuale numero  128 del ranking, è impegnato nel Challenger di Vancouver circa due settimane fa. Il torneo successivo sono gli US Open dove, in coppia con Ben McLachlan,  Steve avrebbe provato a centrare  il grande obiettivo, cioè la Top 100. Malauguratamente , la cattiva sorte ci mette lo zampino. All’improvviso, il giovane queenslander avverte i sintomi che rendono indispensabile un’appendicectomia d’urgenza. Fine del sogno Slam ed inizio di un calvario. Steven, partito dal Queensland per il tour americano , come tanti, troppi, suoi colleghi di seconda fascia, non naviga nell’oro. Così,  per risparmiare, ha rinunciato alla stipula della  travel insurance, l’assicurazione che copre anche le eventuali spese mediche. Steve , dunque, si ritrova con  la  astronomica cifra di 14.000$ del conto ospedaliero per lui impossibile da saldare. Per fortuna, seguendo una consolidata tradizione, i soci del club organizzatore del torneo ospitano i giocatori nelle loro case e questo, almeno, ha risparmiato a De Waard le spese di hotel, una volta lasciato l’ospedale. Eppure, Steven non sta vivendo una stagione fallimentare, anzi. Ha fin qui giocato quattro finali a livello Challenger, altrettante semifinali e ha vinto a Todi il suo primo titolo. Ma questo non basta. Ciò che ha guadagnato in prize money dall’inizio del 2017 non copre le spese mediche e, a dirla tutta, nemmeno le spese minime per rimanere nel tour!

steven-de-waardDa qui l’idea del fundraising, suggeritagli dal direttore del torneo di Vancouver . Obiettivo : raggiungere in poco tempo la cifra necessaria. “Quella del tennista professionista può sembrare una vita glamour,  ma al mio livello attuale non c’è nulla di più distante dalla verità. Ogni soldo che incasso finisce dritto nella lista delle spese, ed ecco perché prima di partire non mi sono potuto permettere l’assicurazione di viaggio. Qualsiasi donazione, grande o piccola, sarà estremamente apprezzata”. Questo il messaggio di Steven De Waard; un messaggio che , più di mille discorsi, spiega il perché si sia resa urgente una riforma che, finalmente, l’ITF attuerà dal 2019. Una riforma  che ha quale primo obiettivo l’assicurare un decente guadagno ai tanti professionisti che orbitano fuori dalla Top 100 ma che con sacrificio e grande professionalità, ogni giorno ed in ogni angolo del globo, sono protagonisti di  eventi che contribuiscono a diffondere la passione per il tennis ma che dal tennis, sinora , hanno ricevuto e continuano a ricevere davvero troppo poco!

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