[tps_title]Introduzione[/tps_title]
Troppo spesso ci lasciamo influenzare da alcuni aspetti del tennis, che però non trovano riscontro nei numeri che hanno analizzato due professori olandesi, osservando il torneo degli US Open di tre anni fa. Lo studio, riportato sul New York Times, ha mostrato come quattro aspetti influenzino la nostra mente, apparentemente senza motivo.
[tps_title]Servire per primi[/tps_title]
È davvero un vantaggio servire per primi all’inizio di un match?
Molti grandi tennisti, tra cui Mahut, Robredo e Wozniacki ritengono che sia effettivamente così. Anche altri addetti ai lavori hanno questa opinione, in quanto arrivati ai game decisivi, ci si potrebbe trovare in vantaggio (seppur senza break) e mandare l’avversario a servire in una condizione in cui non può permettersi errori. È questa, infatti, la tesi del professore Jeff Greenwald, consulente di psicologia dello sport. Pensiero in parte confermato dai dati dei due professori, che confermano che chi serve per primo abbia il 3-4% di possibilità in più di portare a casa il set. Ma, come tutto, c’è l’eccezione che conferma la regola: come ricorda Gilbert, infatti, André Agassi diceva di non voler battere al primo game, per paura di non essersi scaldato a sufficienza. E puoi anche cercare di brekkare subito, dato che l’avversario potrebbe essere teso e commettere qualche errore di troppo. A chi dare ragione? Numeri e Gilbert si scontrano, ma i risultati del secondo non possono certo essere smentiti dai primi
[tps_title]Palle nuove[/tps_title]
Chi serve dopo il cambio palline è favorito?
Ad altissimi livelli, con il passare dei game, le palline si usurano e diventano più “pesanti” e lente. Ogni 9 giochi (7 per il primo cambio) le palline vengono dunque sostituite da nuove e si pensa che colui, o colei, che andrà a servire subito dopo sia agevolato da questa nuova situazione. Giocatori del calibro di Ana Ivanovic, Robredo e Raonic hanno dichiarato che effettivamente il loro servizio viaggia più veloce, come sarebbe lecito aspettarsi. I numeri non sono d’accordo con loro, anzi registrano un minore controllo del colpo e una minore percentuale di prime di servizio. Paul Annacone, ex-coach di Sampras e Federer, ha riferito come molti giocatori cambino racchetta prima di servire con palle nuove per poter avere un miglior controllo. Della stessa opinione è Caroline Wozniacki, che ha detto: “È necessario ricordarsi di dare un po’ più di effetto ai colpi, oppure la palla volerà via”. Un altro luogo comune smentito da Jeff Greenwald, visto che le palle nuove spingono i giocatori al servizio a essere più aggressivi, e, inconsapevolmente, a sbagliare di più.
[tps_title]Ace[/tps_title]
Un ace può cambiare le sorti dell’incontro?
Con il tennis moderno sempre più caratterizzato da colpi potenti e scambi lunghi, l’ace rappresenta il modo per ottenere il punto nella maniera più veloce possibile. Bombardieri del calibro di Raonic, Karlovic e Isner hanno fatto del servizio un’arma letale, che a volte basta da sola per incanalare le partite su un binario giusto. Ma, come spiega Greenwald, esclusi i cosiddetti big server, “per gli altri giocatori l’ace potrebbe essere un’arma a doppio taglio. La probabilità di servirne più di uno consecutivamente non aumenta dopo un ace, anzi si è portati a forzare e spesso a sbagliare”. Difficile capire dove effettivamente sia la verità in questo caso, ma sta di fatto che per i giocatori costituisce una vera e propria sensazione positiva, che potrebbe influire positivamente sui punti successivi. Parola di Ana Ivanovic.
[tps_title]Break[/tps_title]
Sono comuni passaggi a vuoto dopo aver messo a segno un break?
Basterebbero le parole di Brad Gilbert per rispondere a questa domanda: “Non è realmente un break, finché non lo confermi con il tuo servizio. Il controbreak influisce psicologicamente in maniera più negativa rispetto a subirne uno per primo”. Ma come è nella realtà dei fatti? Gli uomini tendono a essere più continui e a confermare più spesso il break acquisito, mentre nelle donne, anche negli scontri tra top 10, non è raro assistere a una vera e propria girandola di break e controbreak, dovuta forse a un eccessivo calo d’attenzione. La tennista Ana Ivanovic dice che “le donne tendono a iperanalizzare tutto” e dopo un break una si rilassa, mentre l’altra è pronta già a recuperare