Il tennis italiano sta vivendo un periodo d’oro con giovani talenti che si affacciano con decisione nel circuito ATP. Tra questi, Mattia Bellucci, classe 2001, sta cercando di ritagliarsi il suo spazio tra i grandi. Dopo aver stupito a Rotterdam con vittorie di prestigio contro Medvedev e Tsitsipas, il mancino lombardo si prepara ora ad affrontare la stagione sulla terra battuta, pur ammettendo una preferenza per le superfici rapide.
L’amore per il cemento e la nuova sfida sul rosso
Nonostante la tradizione tennistica italiana abbia sempre avuto una predilezione per la terra battuta, Bellucci, in un’intervista rilasciata a Ubitennis, non nasconde il suo amore per il cemento. “Fin da piccolo mi sono allenato prevalentemente sul veloce, e con il servizio riesco a ottenere molto su questa superficie. Mi sono sempre piaciuti giocatori come Safin o Agassi”, racconta. Eppure, l’adattamento alla terra battuta non lo spaventa: lo scorso anno, al Roland Garros, ha dimostrato di potersi esprimere ad alti livelli anche sul rosso, sfiorando l’impresa contro Frances Tiafoe al quinto set. “Quella è stata l’ultima partita che ho giocato su questa superficie, ma arrivo alla stagione su terra molto più preparato fisicamente e con un anno di esperienza in più”.
Il debutto stagionale sulla terra lo vedrà impegnato a Marrakech, un’esperienza che sta vivendo con grande curiosità, anche fuori dal campo: “Siamo stati alla Medina, abbiamo visto gli incantatori di serpenti e provato la cucina locale. Mi piace sperimentare nuove culture, anche se ogni tanto il mio coach protesta”.
L’esplosione a Rotterdam e la vita nel circuito ATP
La svolta della carriera di Bellucci è arrivata a febbraio, quando ha ottenuto due delle vittorie più importanti della sua carriera battendo Medvedev e Tsitsipas a Rotterdam. Un torneo che gli ha aperto le porte del circuito maggiore, dove ora può competere con continuità contro i migliori. “Ora gioco stabilmente nel circuito ATP, con tutto ciò che comporta. Gli avversari sono fortissimi e le ultime partite non sono state le migliori possibili, ma siamo pronti a rimediare”.
L’approdo nei grandi tornei è anche la realizzazione di un sogno d’infanzia: “Da bambino guardavo in TV i grandi tornei e ricordo le prime volte da spettatore a Roma e Montecarlo, dove ammiravo Nadal, Verdasco e Tsonga”. Ora, da protagonista, Bellucci vuole godersi ogni momento e continuare a crescere.
Allenamenti, competizione e difficoltà per un mancino
Essere un tennista mancino comporta vantaggi in partita, ma anche qualche difficoltà in allenamento: “È nettamente più difficile trovare qualcuno con cui allenarsi. Se i destri sanno di dover affrontare un destro, per noi mancini non c’è speranza”. Quando può, si allena con chi è più aperto mentalmente, come Alexander Bublik, che gli ha risposto ironicamente: “Due gambe ce le hai anche tu”.
Gli allenamenti, del resto, sono spesso una battaglia. “Un pochino di competizione c’è sempre. Cerco di non pensarci troppo, ma se prendi 6-1 un po’ ti girano le scatole”. Uno dei momenti che ricorda con più piacere? “Allenarmi con Fritz a Shanghai e vincere il set”.
Passioni oltre il tennis e obiettivi per il futuro
Bellucci non è solo tennis. Tra le sue passioni ci sono la moda, la musica e i viaggi. “Ho tantissime sneakers e mi interessano anche gli abiti vintage”, racconta. La musica occupa un posto speciale nella sua vita e gli ha regalato incontri inaspettati: “A Parigi ho conosciuto Neffa, gli ho fatto un sacco di domande perché l’ho sempre ascoltato”.
Per il futuro, Bellucci ha un obiettivo chiaro: consolidarsi nel circuito ATP e affrontare con continuità i migliori. Ma c’è anche un sogno nel cassetto: “Giocare la Coppa Davis nel 2025 sarebbe un grande traguardo”. Il cammino è ancora lungo, ma il talento e la determinazione non mancano.