Nella giornata di Domenica 1 Maggio si è spento, dopo una straziante agonia, uno degli illusionisti più prodigiosi dell’evo moderno. Il suo nome era Grigor, anche se gli amici solevano vezzeggiarlo col nomignolo di “Federer avariato.” Nel suo quarto di secolo di permanenza terrena, Grigor ci ha regalato ciò che Harry Houdini, David Copperfield e Giulio Tremonti non sono mai riusciti ad offrire alla loro platea: un bluff protrattosi per un intero quadriennio.
Nessuno mai era riuscito nell’impresa di buggerare a tal punto il proprio pubblico, fino a trascinarlo in una macroscopica allucinazione collettiva. Chi di noi può dire di non essersi lasciato abbindolare da quella sua sublime truffaldineria tennistica? Quando due anni fa, adorato Grigor, riuscisti nell’impresa di raggiungere la semifinale a Wimbledon con il supporto tecnico di un culturista prestato al tennis, anche i più scettici si sono convinti della tua marchiana predestinazione. Una volta raggiunto l’apice dell’illusionismo, però, hai commesso l’errore più imperdonabile per un prestigiatore del tuo rango: credere di poter commutare l’effimera magia in tangibile realtà.
Nel momento stesso in cui hai pensato di poterti affrancare dal ruolo di sublime millantatore, per vestire i panni di candidato al trono tennistico, hai dato il via al tuo inesorabile fallimento. Le tre bacchette magiche frantumate nella finale del torneo di Istanbul simboleggiano tutta la frustrazione di un attempato pischello, accerchiato da colleghi molto più giovani, già in grado di mantenere promesse che Grigor ha pigramente procrastinato anno dopo anno. Frustrazione che si è tramutata in angoscia, quando Dimitrov si è reso conto di non avere più un ruolo nel circuito, o meglio di doverne occupare uno di ripiego rispetto alle iperboliche aspettative.
Noi però, meraviglioso cialtrone, ti ricorderemo sempre per i tuoi anni migliori, quelli in cui ci hai fatto credere nel potere della magia. Riposa in pace Grig, piccolo genio della truffa dei nostri cuori.