Novak Djokovic: “Le Olimpiadi in cima alle mie priorità”

Novak Djokovic - Doha, 2016

Quanto è andato vicino Novak Djokovic al Sacro Graal del tennis: il “Calendar Grand Slam”? Ben poco e, in puri termini di risultati, anche di più di Serena Williams.

Mentre Stan Wawrinka può averlo sconfitto in una strabiliante finale slam, l’aggiunta delle Olimpiadi significa che il 2016 sarà un anno molto importante, con cinque premi al livello degli slam.

Essendo al picco massimo del suo gioco, Novak Djokovic parte come favorito in ogni torneo. Le Olimpiadi, però, si distinguono dalla massa dei tornei, per il semplice fatto che per questo titolo i giocatori non competono ogni anno. Il serbo ha detto che la medaglia d’oro è la sua principale preoccupazione per quest’anno, dopo aver perso da un Murray ispirato dall’essere in casa a giocare nel 2012, e con la voglia di migliorare quel bronzo vinto a Pechino 8 anni fa.

148073339JL00144_Olympics_D  Tennis  2012 Olympic Games

“E’ definitivamente in cima alle mie priorità di questa stagione”, ha detto Djokovic. “Ho già avuto la veramente unica esperienza di rappresentare la mia nazione alle Olimpiadi. Ho giocato due edizioni, a Pechino e Londra. Vedendo come sono andati l’ultimo paio di stagioni, penso di poter fare bene a Rio. Si giocherà su cemento, a metà dell’estate e le condizioni di temperatura e umidità saranno disabilitanti per tutti”.

“Impegnerò una settimana a prepararmi”, ha detto il serbo. “Questo vuol dire andare lì prima per abituarsi alle condizioni per riuscire a dare il meglio. Non vedo già l’ora per la cerimonia d’apertura e l’essere vicino ai migliori atleti del mondo. C’è un’enorme differenza con gli altri tornei alle Olimpiadi: c’è molto più orgoglio, onore e passione. Non vedo l’ora di ricevere quell’energia, far parte di quell’energia e donare la  mia energia per quello”.

Ma chi è che vorrebbe incontrare Novak Djokovic, magari per prendere un caffè tipico brasiliano? “Mi piacerebbe, definitivamente, incontrare Usain Bolt, perchè non ci sono mai riuscito”, dice. “Ma non sarebbe caffè”, aggiunge scherzando, “sarebbero foglie di menta e zenzero, perchè aiuta molto a ripulire il fegato”.

Tipico di Djokovic. Un uomo la cui autobiografia è anche un libro di ricette non può resistere alla purezza della propria dieta quotidiana- anche se, in questo caso, stava per metà scherzando. La sua dieta celiaca (che ora si è un po’ allargata, dopo che l’iniziale ultra-sensibilità è passata), è una delle cose che tutti sanno su di lui, insieme ai suoi inizi nella città natale durante la guerra in Serbia.

E’ sicuramente interessante ascoltare le parole di qualcuna che spesso non viene presa in considerazione nella vita di Djokovic: la moglie Jelena, una laureata in gestione aziendale che ora è completamente presa dalla sua fondazione a scopo di beneficenza. Jelena parla raramente in pubblico, ma è il fulcro di un nuovo video girato dagli sponsor australiani di Djokovic (Jacobs Creek), in cui la coppia parla del loro primo appuntamento, a Belgrado 10 anni fa. Djokovic ricorda come, facendo come in un film classico, ha ordinato una tartara di manzo, senza ricordarsi che sarebbe stato servito prima della moglie.

“Sono solo lieto che la sua reazione sia stata positiva e che abbia solo riso a riguardo”, ha detto Djokovic. “Una volta che mi sono accorto di quello che avevo fatto, non mi sentivo molto a mio agio. Non uscivo con lei regolarmente a quel tempo. Ho provato ad impressionarla ma ho sbagliato! Poi, in maniera buffa, perchè è andata male, è andata bene. Era come se fosse il copione di un film, ed è uno di quei momenti che ci piace ricordare e riderci su”.

“Jelena in verità ha giocato a tennis per circa 6 anni. L’ho conosciuta attraverso amici comuni nel mondo del tennis, e abbiamo incrociato le nostre strade spesso, prima di andare a quel primo appuntamento. Da allora, lei è parte fondamentale di tutti i miei successi. E’ una persona su cui posso sempre contare, una persona che mi supporta sotto ogni aspetto della mia vita”, dice Djokovic. “Jelena capisce la mia personalità, ha visto il buono e il cattivo e tutti i miei stati d’animo. E’ una persona con cui posso parlare di tutto”.

Nell’estate del 2013, l’influenza di Jelena è stata riconosciuta, con inaspettata facilità, dal nuovo coach di Djokovic, Boris Becker. Questo è stato uno dei punti che possono cambiare la carriera di un giocatore. Dopo sei mesi i due si stavano ancora conoscendo. Preoccupantemente, Djokovic doveva ancora vincere un titolo, in quella stagione, senza il mentore Marian Vajda al suo fianco. La BBC si stava ancora domandando se la collabrazione tra i due sarebbe crollata in tempo per permetter a Becker di lavorare come commentatore a Wimbledon.

Ma Becker è durato fino alla seconda settimana del torneo londinese, e dopo un match al cardiopalma contro Marin Cilic nei quarti del 2014, in cui Djokovic ha recuperato uno svantaggio di 2 set a 1. Quindi, giovedì sera, quella caratteristica della sopravvivenza a tutti i costi portata da Becker, è stata sottolineata da una cena significativa.

“Novak mi chiese di andare nella casa che aveva prenotato a Londra”, ha detto Becker. “Abbiamo avuto una lunga discussione di tre ore durante la cena, io, lui, suo fratello Marko e Jelena. Dopodiché, Novak mi ha detto che quella cena aveva cambiato la sua visione di me… Quel pomeriggio ha detto chiaramente che avrebbe voluto  Lilly [la moglie di Becker] e me al suo matrimonio. In quel momento che avevamo raggiunto un nuovo livello nel nostro rapporto.”.

La loro connessione personale è stata certamente provata da allora, con Djokovic che ha intrapreso un percorso al limite dell’immaginabile. Dopo la sua vittoria a dir poco imponente per 6-1 6-2 su Nadal domenica scorsa a Doha, il serbo ha vinto 31 delle sue ultime 32 partite, e non ha fallito il raggiungimento della finale in ogni torneo da oltre un anno.

“Lei [Jelena] connette le persone come i telefoni Nokia!”, dice Djokovic. “Quando Becker si è unito al team, ha cercato di essere molto aperta con lui e ad aiutarlo. Boris ha capito come una delle migliori vie per conoscermi, sia farlo attraverso mia moglie, è la persona più vicina a me nella mia vita, e mi conosce alla perfezione. Hanno stabilito una relazione molto bella sin dall’inizio e, nel momento in cui è arrivato il periodo un po’ più teso tra i membri del team, lei è riuscita a riconciliare tutti, ed è riuscita ad aiutare Boris e gli altri del team a capire come la penso dei vari argomenti”.

Mentre ci si avvicina all’Australian Open- torneo che Djokovic ha vinto 5 volte- il lavoro va avanti come per inerzia. Chiunque riuscirà a fermare il numero 1 del mondo- che sia Olimpiadi, in uno slam o nelle dozzine di tornei lui è solito giocare- avrà fermato uno dei periodi migliori per questo tennista.

 

 

 

 

Exit mobile version