Se ne parla ormai da molti anni e, nel tennis, più precisamente dal 2011 quando il Wall Street Journal dedicò un amplissimo servizio all’argomento. Nello specifico, il prestigioso quotidiano spiegava che Djokovic cercava di migliorare la sua condizione fisica adoperando una camera iperbarica da 75.000 dollari a forma di uovo.
La camera iperbarica, è un macchinario che simula le condizioni climatiche d’ alta quota, poco ossigeno nell’aria, diminuzione della pressione atmosferica, e costringe l’ organismo a un immediato adeguamento.
Nei giorni scorsi si è tornati a parlare dell’argomento grazie ad un nuovo articolo del Wall Street Journal. che raccontava in dettaglio ciò che il numero uno del mondo aveva fatto dopo la vittoria in 4 ore e 32 minuti contro Gilles Simon. “Novak Djokovic si è fatto una doccia, è andato in conferenza stampa e subito dopo si è sottoposto al trattamento in una clinica distante qualche km dal sito del torneo. Ma non è il solo. Bethanie Mattek-Sands ha iniziato lo scorso anno e il doppista Mike Bryan la usa ormai regolarmente, il suo gemello Bob l’ha provata una sola volta”.
“È grandioso. Dovrebbe spargersi la voce non solo tra gli atleti ma anche fuori” – ha detto Djokovic.
“Ti aiuta nel recupero” – ha affermato Mike Bryan. “Mi sento meglio.”
Secondo il WSJ I migliori atleti al mondo, tra cui calciatori e cestisti, si sottopongono alla ossigenoterapia iperbarica. Djokovic ha confidato di ricevere questo trattamento solo negli Stati Uniti e Australia, perché in Europa questo è considerato ancora doping. “E’ qualcosa di molto delicato, specie in Europa. Mi auguro che potremo averla in tutti i posti”. Mattek Sands ha affermato che sarebbe al settimo cielo se questa struttura fosse all’interno dei siti delle prove dello Slam. “È la nuova strada da percorrere nel futuro. I benefici ci sono ma non è che esci fuori e ti senti Superman. Dormi bene quella notte. Crolli e sogni.”
Ma quali sono i benefici sull’organismo? L’ossigenoterapia iperbarica eleva il livello di globuli rossi e la concentrazione di emoglobina, facilita il trasporto di ossigeno ai muscoli e migliora il rendimento migliorando il recupero da sforzo.
C’’è da aggiungere che le camere ipossiche non sono ben viste dalle massime autorità sportive. Jacques Rogge, presidente del Comitato Olimpico Internazionale dal 2001 al 2013, sosteneva: «Non è un aspetto dello sport che amiamo, ma non lo possiamo considerare doping».
Anche la Wada, agenzia mondiale antidoping, non ha mai apprezzato: molti sportivi che usavano l’Epo giustificavano i loro miglioramenti e mascheravano il doping proprio con le stanze ipobariche.