Rituali scaramantici o semplici “tic” compulsivi?

Dai giocolieri Sharapova e Gulbis, alla "nevrastenica" Bartoli, passando per i rituali scaramantici di Nadal e gli infiniti rimbalzi pre-servizio di Djokovic, il tennis offre spunti divertenti anche ai margini del rettangolo di gioco. Ma saranno rituali scaramantici o semplici “tic” compulsivi?

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Dai giocolieri Sharapova e Gulbis, alla “nevrastenica” Bartoli, passando per i rituali scaramantici di Nadal e gli infiniti rimbalzi pre-servizio di Djokovic, il tennis offre spunti divertenti anche ai margini del rettangolo di gioco. Ma saranno rituali scaramantici o semplici “tic” compulsivi?

Partiamo appunto dal re e dalla regina indiscussi di questa specialità: Rafael Nadal e Marion Bartoli. Riguardo il maiorchino potremmo scriverci su una collana di libri, ma chissà che non ci abbia già pensato il nostro simpaticissimo collega (non me ne voglia) Bud Collins, o perché no, un ispirato Rino Tommasi.

Come non essere ispirati di fronte a tanto materiale su Rafa? Io comincerei dall’entrata in campo, con il borsone sulla spalla destra e la racchetta nella mano sinistra (non si capisce perchè non possa tenerla nella borsa assieme alle altre e tirarla fuori successivamente. 1st mistery)

Citiamo di sfuggita la bustina di maltodestrine (?) che si ciuccia con non poca eleganza (si fa per dire) appena entrato in campo (anche qui non si capisce perchè non possa sorbirsela appena prima di entrare in campo, risparmiandoci la scena raccapricciante 2nd mistery).
Ovviamente non può mancare la corsettina (ok, basta eufemismi: lo scatto della lince) che fa dalla rete fino a fondo campo dopo il sorteggio iniziale e le foto di rito.
Al cambio campo, aspetta sempre che sia l’avversario ad oltrepassare per primo la rete, chissà, forse per un’innata galanteria? Non ci è dato sapere. Divertente ed assai esilarante è il suo gioco “Schiva la riga e vinci un viaggio alle Bahamas” che ci ripropone ogni volta che deve appropinquarsi alla sua sedia. Ma analizziamo per bene la cosiddetta “smutandata”, segno caratteristico del nostro Matador, il quale la attua sia al servizio che in risposta e che, nella sua forma più completa, prevede che la mano destra compia nell’ordine:
1- la smutandata propriamente detta
2- toccare il naso
3- passare i capelli dietro l’orecchio sinistro
4- passare i capelli dietro l’orecchio destro
5- toccare la pallina che è nella tasca destra dei pantaloncini come a spingerla più a fondo
Da tutto ciò si evince che la smutandata è in realtà un rituale molto più complesso di quanto possa sembrare, una sorta di meccanismo robotico, che non va preso quindi sotto gamba né deriso dai poveri comuni mortali che di psicologia tennistica non possono sapere nulla. Anni e anni di duri allenamenti, altroché, belli de casa (evitiamo quindi facili battute).

E durante le pause del gioco, non dimenticando la sistemazione ossessiva delle preziose bottigliette, oggetti sacri a cui solo al sacerdote stesso è dato di venire in contatto, come non ricordare la sistemazione dell’asciugamano a coprire le cosce (anche a 35° di temperatura e 90% di umidità) e il continuo tremolare delle gambe lì sotto, come a tenere un qualche imperscrutabile ritmo (a meno che non gli scappi sempre la pipì, ma mi sembra improbabile). Comunque, work in progress… Tempo di racimolare qualche soldo e salperò alla volta di Maiorca alla ricerca del mitico Toni per un’intervista imperdibile. Fosse che mi aiuti a vincere qualche torneo di quarta categoria.

In secundis, ecco una figura femminile parallela a Nadal, la bellissima Marion Bartoli. Marion Bartoli non smette mai di muoversi o fare qualcosa. Tra un punto e l’altro continua a saltellare e a fare scatti e a fare quelli che Dirk Novitzki ha chiamato (dopo aver visto di recente una sua partita) “colpi a secco”, ovvero il ripetere il movimento del servizio e dei fondamentali senza palla. Roba che, se solo uno non la conoscesse, chiamerebbe all’istante il Centro di Igiene Mentale. La Bartoli ha inoltre altre strane abitudini, come il movimento del servizio e come gioca in generale. Ma il dottor Bartoli, suo padre ed ex coach, le ha suggerito tutte queste stranezze per un motivo e queste hanno certamente ripagato.

Entriamo ora nel vivo della “competizione” ed il prossimo concorrente sotto esame è l’americano Andy Roddick.

“Tira giù il cappello, quindi di nuovo su, annusa l’ascella sinistra, scuoti il polso sinistro, tira su la maglietta sulla spalla destra, poi la sinistra, fai rimbalzare la palla con forza e finalmente colpisci. Roddick è uno che gioca molto d’istinto, ma prima di servire, la routine è tutto.” What else?!

Nei suoi numerosi “tic” però, a differenza di Nadal e Bartoli, non notiamo una vera e propria tattica, né un esercizio di concentrazione specifico, piuttosto un modo, non troppo evidente, di liberarsi dell’appiccicume che la sua interminabile sudorazione gli provoca.

Proseguiamo con “Sono Maria Sharapova ed ho molta paura delle righe” . Anche la Sharapova ha una routine tutta sua prima di servire, ma in questo elenco entra per la sua fobia per le righe: tra un punto e l’altro infatti, la bella siberiana non calpesta mai e poi mai le righe. Comportamento buffo e abbastanza ridicolo, visto che durante i punti, per forza di cose, le righe bisogna calpestarle. Un comportamento analogo a quello di Nadal, con l’unica differenza che Masha, prima di ogni punto si volta di spalle verso l’avversaria, saltella e nel frattempo sistema le corde, attendendo il servizio avversario con la mano sinistra chiusa a “pugno”.

Anche Ernest Gulbis non scherza in quanto a tic e stranezze.
Prima che Gulbis s’incammini verso la linea di fondo campo per servire, segue una routine ben precisa.
Chiede tre palline, ci giochicchia con una mano e le controlla con le punta delle dita, prima di scartarne una, metterne un’altra in tasca ed apprestarsi al servizio con l’ultima. Tutto questo mentre si toglie il sudore dalla fronte con il polsino.
Poi fa ace, quindi suppongo che la routine funzioni per lui. Quanto alle stranezze, non è passato inosservato ad esperti ed appassionati, il suo anomalo movimento nell’esecuzione del dritto, che, come Ivan Ljubicic ha scherzosamente detto, lo accosta all’uomo della Borotalco.

Il “rimbalzo compulsivo” è una delle cose che fa maggiormente arrabbiare i giocatori: Novak Djokovic, che ne è il maestro, prima di servire, palleggia con la pallina per un numero infinito di volte, una maniera per cercare la concentrazione e decidere dove servire. In particolar modo nei punti importanti i palleggi aumentano esponenzialmente. All’Australian Open 2008, quando esagerava con i palleggi, era quasi sempre ace, poi fortunatamente, siccome come il suo collega Nadal sforava spesso i 25 secondi, è stato costretto a ridurre tale pratica di sfinimento (per noi poveri spettatori indaffarati!). Per un periodo il numero di rimbalzi era sempre dispari, poi è sembrato non farci più caso.

Anche il “rimbalzo tra le gambe” sembra essere un fenomeno in continuo aumento all’interno del circuito, specialmente maschile. E’ stato Roger Federer, durante quel breve periodo in cui la sua immagine era sovrastimata rispetto alle sue prestazioni, a portare questo tipo di rituale nel tennis. Prima di servire, anziché far rimbalzare la palla davanti a sé, la faceva rimbalzare tra le gambe, un’operazione decisamente complicata e che ti espone ad una figuraccia, qualora la pallina colpisse una delle due gambe… o peggio. Col tempo Roger si è levato questo vizio ed attualmente i due “freestyler” sono John Isner e Marcos Baghdatis. Anche se, per dovere di cronaca, secondo me il primo “reale” freestyler” fu Ivo Karlovic.

 

Through the past…

Borg si soffiava nel palmo della mano destra, come per asciugarsi il sudore, Edberg soffiava verso l’alto e si spettinava il ciuffo, Becker tossiva molto platealmente, Sampras tirava fuori la lingua, Lendl si strappava le sopracciglia, Agassi non stava fermo 2 secondi ed aveva il vizio di tirarsi su la maglia prima di ricevere, Tanner si passava un dito sulla fronte, Cash si grattava sotto gli occhi, McEnroe faceva roteare le palline sul piatto corde, faceva avanti ed indietro col bacino ben 3 volte prima di servire e si aggiustava la maglietta sulle spalle, Zina Garrison “ancheggiava” vistosamente nella fase di ricezione, cosa abbastanza inusuale all’epoca a differenza dei tempi attuali. E, degno di nota (negativa!), è anche Jimmy Connors, famoso per essere stato tra i primi ad aver introdotto quel grugnito fastidioso durante gli scambi, e mal recepito da Sharapova ed Azarenka, a quanto pare.

AVVISO PER I TELESPETTATORI CRITICI:

Solo per precisare che per la stragrande maggioranza dei casi sopra riportati non si può parlare di Tic, che invece vanno ricondotti ad una sequenza di movimenti involontari, impossibili da controllare. Nel caso dei tennisti si tratta il più delle volte di una sequenza rituale e sincronizzata di movimenti che accompagna o precede il gesto tennistico per ragioni legate al mantenimento della concentrazione o alla superstizione. In quest’ultimo caso il comportamento ossessivo è eterodiretto (indotto dalla credenza superstiziosa), ed esercitato consapevolmente: nulla a che vedere con i tic, per i quali deve esistere una coazione a ripetere invincibile, sulla quale non è possibile esercitare alcun controllo.

Attendiamo con ansia altre segnalazioni di “tic” o “stranezze” da parte vostra.

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