Categories: AROUND THE NET

Roddick: “Sarebbe interessante allenare un giovane”

Come ci si sente a ritrovare i giocatori contro cui eri solito competere? Hai sviluppato qualche amicizia con giocatori con i quali non l’avevi fatto mentre eravate in tour insieme?

Decisamente. Quando sei in tour, sei in quella bolla in cui vuoi solo entrare, fare le tue cose e uscire. Non hai voglia di fermarti a chiacchierare, perché non ti aiuterà a vincere una partita il giorno dopo, ma ora è diverso. Ora sono felice di vedere persone con cui ho condiviso bei momenti e ricordi, anche se all’epoca eravamo tutti più assorti in noi stessi. Guardare indietro e rendersi conto di aver condiviso una generazione con questi ragazzi, significa qualcosa di più con ogni giorno che passa. È bello avere la possibilità di vederli di nuovo.

Qual è la tua location preferita dell’ATP Champions Tour in cui non hai giocato quando eri un professionista?

La Royal Albert Hall. La cosa più bella, oltre alla drammaticità e la storia, è che ha un’acustica creata apposta per la musica. Si sente così chiaramente la palla quando si sta giocando, la senti così forte e chiara. Mi ricordo che quando ho colpito la prima palla mi sembrava quasi come uno strumento. È stata un’esperienza interessante e davvero molto divertente.

Giocando contro i tuoi ex rivali, ci sono dei momenti in cui torna ancora fuori lo stesso livello di competitività?

Non so se ci sarà mai lo stesso livello, ma quando scendi in campo, vuoi sempre vincere. Tutti abbiamo già giocato le nostre partite più importanti, ma abbiamo ancora voglia di giocare bene. Non si arriva al livello espresso dai ragazzi sul Champions Tour senza essere competitivi e senza avere un forte ego.

Qual è stato il tuo momento migliore del Champions Tour?

Quando ho vinto a Delray. Ma mi è rimasta nel cuore la Royal Albert Hall e anche l’evento a Monterrey è stato fantastico. La città era incredibile.

[fncvideo id=76063]

Se potessi essere contattato da un giocatore per fargli da supercoach, quale vorresti che fosse e perché?

Non so se vorrei essere avvicinato da qualcuno in questo momento. Sento che non vorrei essere legato a chi ha già fatto la storia, chi ha già lasciato la propria eredità scolpita nella pietra. Probabilmente sarebbe più interessante aiutare un giovane giocatore, in modo da poter avere un maggior impatto sul suo percorso.

Chi invece avresti voluto avere come supercoach quando giocavi e perché?

L’ho avuto. Ho assunto Jimmy Connors. Ora mi stanno facendo sentire come se fossi stato un precursore! Jimmy è stato grande per me. Lui sa come ci si sente nei momenti di tensione di una finale dello Slam o in altri match importanti, e proprio per questo poteva dire le stesse cose di altri allenatori, ma quelle stesse parole avevano più peso. Per questo non mi sorprende vedere come alcuni dei più grandi tennisti di tutti i tempi siano andati ad allenare altri giocatori.

Riccardo Costarelli

Recent Posts

Come migliorare il servizio nel tennis: esercizi per aumentare potenza e precisione

Nel tennis non c'è colpo che dica più chiaramente “sono io che comando” del servizio.…

19 ore ago

Alcaraz si ritira da Madrid, Sinner sorride: sarà numero 1 almeno fino a giugno

Un’assenza pesante sul rosso di Madrid Carlos Alcaraz non sarà al via del Masters 1000…

20 ore ago

Andre Agassi debutta nel pickleball: a 55 anni in campo con la numero uno al mondo

Una nuova sfida per una leggenda del tennis Andre Agassi, ex numero uno del mondo…

21 ore ago

Bronzetti e quattro italiani protagonisti oggi a Madrid. Gli orari e dove vedere i match

Il Madrid Open entra nel vivo e l’Italia si presenta all’appuntamento con una nutrita pattuglia…

22 ore ago

Musetti torna in campo a Madrid con l’obiettivo Top 10: “È la mia superficie preferita”

La rincorsa alla Top 10 riparte dalla Caja Mágica Dopo il forfait al torneo ATP…

22 ore ago

Alcaraz in bilico a Madrid, oggi l’annuncio in conferenza stampa

Un'attesa snervante nella capitale Mentre il Mutua Madrid Open prende vita tra le mura della…

22 ore ago