Roland Garros Amarcord: mal comune, vince Gaudio

La storia di un outsider, che dall'oscurità emerse e vinse il torneo di tennis più importante del mondo su terra rossa: ecco la favola di Gaston Gaudio alla conquista del Roland Garros.

La storia raccontata oggi è di quelle importanti. Perché, vi starete chiedendo. Perché merita sempre menzione il trionfo di un outsider, specialmente in uno sport in cui le possibilità di successo sono minime.
Storicamente ci fu un anno che agevolò tutto questo, quasi come se volesse ribellarsi al dominio del più forte. Nel 2004 ogni sport fu sconvolto da questa “anomalia” – se così si può definire -; un esempio? La favola di Maria Sharapova iniziò proprio allora, quando a Wimbledon la non ancora diciottenne ebbe la meglio niente di meno che su Serena Williams. Oppure come non ricordare l’allora semi sconosciuto Nicolas Massu che vinse la medaglia d’Oro all’Olimpiade. Nel calcio, il Porto vinse la Champions League e alla Grecia andò l’Europeo che si disputò in Portogallo. Sorprendente, vero? L’Italia del basket sconfisse il “Dream Team” statunitense in amichevole e, sempre all’Olimpiade, Pozzecco e compagni si arresero soltanto in finale all’Argentina di Manu Ginobili.

Open di Francia, edizione numero 103. Prima delle nove vittorie in undici anni da parte di Rafa Nadal – di cui quattro consecutive dal 2005 al 2008 -, il Roland Garros cercava il proprio padrone. Roger Federer era il favorito numero uno al titolo, Andy Roddick lo seguiva a ruota. Ma ad entrambi la terra battuta andava giù come la peperonata dopo il cenone. Juan Carlos Ferrero aveva il compito di difendere il trofeo vinto l’anno prima, mentre erano presenti anche Carlos Moya, Andrè Agassi e Gustavo “Guga” Kuerten già campioni di Francia. Al primo turno ci saluta Agassi, al secondo è il turno di Roddick e di Ferrero. Sintomo di una competizione che regalerà sorprese fino alla fine. E così sarà. A deporre la racchetta al terzo turno è “King Roger”, sconfitto dal tre volte vincitore “Guga” Kuerten in un match in cui il “mago” brasiliano fece venire i cosiddetti “sorci verdi” al ventiduenne elvetico.

gaudione

Ma dall’oscurità, contro tutti i pronostici, stava emergendo la figura del futuro vincitore. Segno riconoscibile? Le rimonte. Gaston Gaudio, in astinenza di successi per tutto il 2003, in svantaggio di due set ad uno riuscì a rimontare e ad eliminare l’esperto connazionale Guillermo Canas. Agevole il cammino che lo porterà ai quarti dove, a parte un set strappato da Thomas Enqvist, nessuno riuscirà a tenergli testa. E negli occhi degli appassionati inizia a nascere l’idea che un medio outsider possa trionfare, ma non tutti ne sono convinti. David Nalbandian (8) elimina Kuerten (28), il britannico Tim Henman (9) ha ragione di Juan Ignacio Chela (22) e Guillermo Coria (3) si sbarazza in tre set di Carlos Moya (5). Forse tutto sta tornando alla normalità. Forse. Speranza che si rivelò vana, perché il prossimo a cadere sotto i colpi dell’argentino fu l’australiano Lleyton Hewitt (12).

Il successo su Nalbandian consegnò a Gaudio la prima storica finale in un Grande Slam, impresa mai più ripetuta ad oggi. L’ultimo ostacolo alla Coppa dei Moschettieri è il connazionale Coria, numero tre del seeding e ovviamente gran favorito per l’incontro. Aveva collezionato trentuno vittorie di fila sulla terra rossa prima della sconfitta ad Amburgo contro Federer e, mai come allora, tutto faceva presagire ad una vittoria scontata. Idea che si faceva sempre più forte dopo i due primi set: un 6-0 conquistato in soli 24′ e il successivo 6-3 non lasciava spazio a repliche. Ma ecco quello che non ti aspetti, “El Mago” viene colto da crampi e inizia a perder colpi e lucidità. Destino? Sfortuna? Non ci è dato saperlo, ma ad approfittare della crisi del suo avversario è proprio Gaudio che riesce a pareggiare – aggiudicandosi il terzo e il quarto set rispettivamente per 6-4 e 6-1 – e al quinto set, dopo avergli incredibilmente annullato due match-point, porta a casa il trofeo vincendo 8-6.

Quel 6 giugno, Gaston toccò davvero il cielo con un dito. Guillermo, invece, fu vicino al punto più alto della sua carriera senza però mai arrivare in cima. Accomunati, però, dal declino cominciato l’anno successivo, quando entrambi per diversi motivi non ripeterono più quanto di buono mostrato.

Outsiders e non leggende, ecco perché vengono ricordati così.

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