Toni Nadal ha sempre amato parlare, come può confermare Fabio Fognini. Fuori di scherzo, lo zio più famoso del circuito tennistico ha rilasciato una intervista qualche giorno fa sulla quale è interessante ritornare, con qualche nota a margine. Largomento, neanche a dirlo, era suo nipote, che tante, tantissime gioie gli ha regalato e che da un anno circa a questa parte sta invece causando qualche grattacapo al suo entourage.
Certo, la vittoria dellATP 500 di Amburgo dovrebbe rincuorare, ma solo ad una prima veloce considerazione. E sì, perché al di là del campo del partecipanti, decisamente sottostimato per essere un torneo di quel livello, Rafa ha perso set contro Verdasco allesordio (per poi vincere piuttosto perentoriamente ma con un avversario davvero sprecone) e ha poi faticato in finale contro un Fognini che ha avuto più di unoccasione per allungare ulteriormente il match. Insomma una vittoria di sicuro ma che non scaccia via le nuvole nere che da tempo stazionano su Maiorca.
E così zio Toni vola basso con le dichiarazioni di intento, si contiene. Se negli anni scorsi era famoso (anche) per le sue lamentazioni, oggi si spertica in operazioni di realismo fin troppo cautelato. Come interpretare diversamente affermazioni come quelle per cui <<Rafa può giocare a questi livelli anche fino a 34 anni, come Federer, si tratta solo di una questione di volontà e determinazione, non di fisico>>, o come <<lobiettivo 17 slam è davvero fuori portata, del resto Rafael ha giocato per 10 anni a livelli altissimi, già dalletà di 16 anni quando è diventato professionista. Insomma, un colpo al cerchio ed uno alla botte.
Toni Nadal fa poi una considerazione interessante: <<Non ci sono solo Djokovic e Federer>>. E ha pienamente ragione. Fino a 2 anni fa, al netto degli infortuni, soltanto quei due là davanti, erano in grado di battere Rafael Nadal, salvo qualche intoppo. Oggi il mancino spagnolo è vulnerabile da tanti giocatori, e colpi come quelli in corsa, una volta il marchio di fabbrica della ditta, oggi sono uno dei punti deboli del suo gioco.
Luscita dalla top 10, rischiata e ora evitata (ma per quanto senza acuti prossimi venturi?) ha sicuramente evitato un flop anche motivazionale più grosso di quello patito nel 2015. Il ritorno dal precedente infortunio (lappendicite) rappresentò invece una cavalcata sensazionale, al punto da far considerare a molti lidea di un Nadal in grado di raggiungere Federer nel numero di slam. Poi è andata diversamente.
Se oggi, luomo che più di chiunque altro ha costruito il suo successo fa queste affermazioni, non cè molto da illudersi, ma per i tifosi di Rafa cè qualcosa di più oltre la speranza, ovvero quella vecchia frase di Jimmy Connors: Il tennis si gioca dappertutto fuorché sulla carta. E i campioni sono fatti per stupire. Ad maiora, Rafa.