Che il Punjab Lawn Tennis Championship e l’All India Tennis non siano i tornei più prestigiosi al mondo, nonostante l’assonanza di quest’ultimo con il ben più blasonato All England Club è chiaro a tutti, è però interessante chiedersi qual è la storia del tennis in India, anche in funzione del recente sorteggio di Coppa Davis che ci vede opposti alla nazionale Indiana. Con due secoli di dominazione Britannica le influenze dell’impero sono innumerevoli anche in questo contesto, basti pensare che la superficie preferita neanche a dirlo è l’erba. L’esordio in Davis fu fatto nel 1921, anche se l’insalatiera non è mai stata portata a casa sono ben 3 le finali perse nel 1966,1974 e 1987. Nella patria del Cricket e del Kabaddi, lo spazio per il tennis non manca anche se i risultati non proiettano il paese dell’Asia Meridionale in una posizione di particolare visibilità.
Più recentemente, negli anni ‘90, nasce una coppia di doppio destinata a raggiungere grandi traguardi come vittorie negli Slam: stiamo parlando di Leander Paes e Mahesh Bhupathi, con il primo che ancora non ha appeso la racchetta al chiodo e che rappresenta una figura iconica nel suo paese.
Per quanto riguarda il femminile, inutile citare Sania Mirza, considerata la tennista Indiana più forte di sempre, fuoriclasse nel doppio (basti pensare che è stata numero uno nella classifica mondiale) ma anche ottima singolarista con un titolo WTA.
La propensione per questa specialità è evidenziata dalla carenza di talenti degni di nota nel singolare. Attualmente in top 100 si trova Yuki Bhambri, allievo di Nick Bollettieri che ha sicuramente rappresentato il talento più interessante soprattutto nel periodo da junior nel quale riuscì a toccare la prima posizione del ranking. Come spesso accade non ha rispettato le aspettative, lo attesta il suo best ranking: 90 nel 2015, lontano dal tennis che conta. Difficile immaginarsi un suo exploit in un torneo di un certo livello anche se questa nazione ambiziosa si aspetta e crede di potere avere giocatori di caratura superiore.
Non ci attende quindi un test impossibile, anzi, ma va affrontato con il massimo rispetto e con l’attenzione e la curiosità che merita la nuova Coppa Davis.