La scorsa domenica è stata archiviata l’edizione 2023 degli Australian Open con la prevista vittoria di Novak Djokovic in campo maschile ed il meno scontato trionfo di Aryna Sabalenka in campo femminile. Per gli organizzatori e dirigenti del nostro sport è arrivato il momento di valutare l’interesse generato dall’evento e la salute del movimento tennistico nel suo complesso.
I dati registrati dal Happy Slam sono contrastanti in quanto, da un lato è stato stabilito il record di presenze per un evento tennistico con oltre 902,000 unità nell’arco del torneo, e dall’altro è stato rilevato un crollo di ascolti televisivi rispetto allo scorso anno.
Gli aspetti positivi vedono il primo Slam stagionale dotato di un impianto moderno e capace di recepire un gran numero di spettatori; inoltre l’organizzazione di sessioni serali ed il tetto retrattile su 3 campi offrono un forte incentivo alla presenza di pubblico sugli spalti. Questi fattori, oltre alla fine dell’emergenza Covid-19, hanno permesso di registrare un totale di 839,000 spettatori in due settimane, in notevole progresso rispetto alle 812,000 presenze della scorsa edizione. A tale cifra devono essere aggiunte ulteriori 63,000 unità del torneo di qualificazione (ed eventi pre-torneo) che da quest’anno è diventato a pagamento. Inoltre, si sono registrati dei picchi di partecipazione giornaliera con spettatori andati a Flinders Park per gustarsi l’atmosfera dell’evento ed incontri attraverso i maxi schermi installati nella struttura. Le oltre 45,000 presenze nel giorno della finale hanno ampliamente superato i 30,000 appassionati del 2020, precedente record per l’atto conclusivo della manifestazione.
Questi risultati confermano senza dubbio la spiccata cultura tennistica tennista australiana ed il buon lavoro fatto dagli organizzatori.
In controtendenza con quanto appena descritto sono i dati dei telespettatori australiani per lo Slam down under. Channel 9, l’emittente televisiva che si è assicurata i diritti TV per questo evento, ha registrato un forte calo di interesse di circa 3 milioni di unità rispetto all’edizione 2022. Le motivazioni dietro questa riduzione sono molteplici e confermano la fase di transizione che il movimento tennistico sta attraversando. L’abbandono del tennis di Roger Federer e Serena Williams lo scorso Settembre, i continui infortuni di Rafael Nadal non stanno sicuramente aiutando la popolarità del tennis. Novak Djokovic rimane il punto di riferimento del nostro sport ma non gode degli stessi favori del pubblico dei suoi illustri rivali. Per quanto riguarda il movimento australiano, il prematuro ritiro dalle competizioni di Ashley Barty, il forfait dal torneo di Ajla Tomljanovic e Nick Kyrgios hanno decisamente penalizzato l’interesse per la manifestazione. L’edizione 2022 aveva generato molta attenzione da parte del pubblico aussie grazie all’impresa di Nadal che aveva conquistato il torneo dopo mesi di assenza, alla vittoria della Barty, oltre all’exploit degli eroi di casa Kyrgios e Kokkinakis che avevano incamerato la competizione di doppio battendo in finale i loro connazionali Ebden e Purcell. Questi fattori spiegano la riduzione di pubblico televisivo di oltre il 30% che ha suscitato motivi di preoccupazione ai piani alti dell’ATP e WTA.
La concorrenza per attirare nuovi appassionati verso i vari sport è molto serrata come spiegato piú volte dal Chairman ATP Andrea Gaudenzi che sta provando nuove strade per centrare questo obiettivo, con un particolare focus sui giovani. Ad esempio, di recente è stata lanciata su Netflix la serie TV Break Point che si rivolge prevalentemente a questo segmento di mercato; per il momento sono stati riscontrati risultati non troppo incoraggianti ma forse è troppo presto per esprimere un giudizio netto.
Un campanello di allarme è appena suonato ed i dirigenti del nostro sport sono chiamati a dare una risposta in tempi rapidi per continuare il trend positivo conseguito negli ultimi due decenni.