Nadal è partito troppo forte, per Matteo Berrettini. E rimontare da due set sotto, contro questa versione dello spagnolo, era praticamente impossibile. La reazione c’è stata, ma alla fine ha sorriso Nadal: il 6-3 6-2 3-6 6-3 gli è valso la sesta finale della sua carriera a Melbourne. Domenica andrà a caccia del secondo titolo, del “doppio Career Grand Slam” e del 21° Major. Per la storia, e per staccare i due rivali di sempre, Novak Djokovic e Roger Federer. L’avversario sarà Daniil Medvedev (vittorioso su Stefanos Tsitsipas nella seconda semifinale), che ha già stoppato il sogno del 21° per Djokovic, e in caso di successo finale si assicurerebbe proprio di superare il serbo nella classifica mondiale, diventando il nuovo re. Medvedev, però, è anche l’uomo contro il quale Nadal ha vinto il suo ultimo Grand Slam sulla superficie dura, allo Us Open del 2019.
IL MATCH – In avvio, Nadal è riuscito a impostare la partita anche meglio di come ci si potesse aspettare. Complice un Berrettini scarico, un po’ sulle gambe, ed impotente nella diagonale preferita dello spagnolo. Il dritto mancino, per il suo rovescio, è ancora oggi quasi inavvicinabile: un fattore decisivo, che ha fatto salire rapidamente il numero dei gratuiti del numero 7 del seeding. Il break di Nadal, arrivato nel secondo gioco, ha segnato la prima ora e mezza di partita. La convinzione di Berrettini è stata subito intaccata, e così anche il rendimento del servizio. Il 67% di prime, contro il numero 5 del mondo, non è abbastanza. Soprattutto se, per accorciare gli scambi, Nadal sulla risposta sta molto vicino alla riga, in questo torneo più che mai. L’azzurro, nel primo set, ha vinto un punto su otto con la seconda di servizio. La battuta mancina di Nadal, per contro, ha ucciso ogni sua speranza di rientrare. Il campione del 2009 sulla Rod Laver Arena, ha colpito quasi sempre – soprattutto con la velenosa curva da sinistra – il colpo bimane dell’avversario. E anche quando questo superava la rete, lasciava all’avversario la possibilità di prendere subito in mano le redini del gioco. Un solo break, dunque, è bastato per incamerare il primo parziale senza patemi.
Pur lasciando da parte l’avvio difficoltoso, che ad un certo punto sembrava suggerire anche un problema fisico per il tennista romano, il set che ha fatto inciso di più è stato il secondo. Non solo perché uno svantaggio di 0-2 comprometteva probabilmente – come poi è accaduto – le sue chance di vittoria. Pesa di più il fatto che Berrettini non sia riuscito a resettare e ripartire, come i grandissimi sanno fare. Le insicurezze, invece, si sono moltiplicate. A nulla è valso aumentare la percentuale di prime fino all’82%, perché troppe poche di queste sono risultate vincenti. Nadal è riuscito a rispondere con costanza e aggressività, sbagliando pochissimo: solo sette gratuiti nei primi due set, al fronte di quindici vincenti. Per Berrettini, invece, ventiquattro non forzati, e non contano gli errori forzati dalle straordinarie capacità tattiche dell’ex numero 1 del mondo. Aspettare che Berrettini perdesse il tempo sulla palla col rovescio, ha garantito a Nadal di poter cambiare anche angolo senza rischiare eccessivamente. Senza l’aiuto del servizio ad assicuragli punti diretti, o quantomeno facili, il finalista di Wimbledon è parso senza scampo: due break subiti consecutivamente per un parziale di 4-0, concretizzato da Nadal in un severo 6-2.
Quando Nadal abbina lucidità tattica e profondità di palla, è ancora uno scoglio durissimo per tutti. Eppure, complice forse anche l’età, nell’ultimo periodo il veterano di Manacor ha accusato spesso dei passaggi a vuoto. In questo torneo è già successo con Karen Khachanov in terzo turno, e con Denis Shapovalov (a causa anche di un colpo di calore) nei quarti di finale. Lo schema si è ripetuto anche oggi, presentando delle difficoltà che hanno macchiato la prestazione di Nadal. Già a partire dall’inizio del terzo parziale, senza una ragione chiara a chi osserva dal teleschermo, l’iberico ha iniziato ad adottare una posizione in risposta ben più arretrata. Berrettini, senza niente più da perdere, è stato in questo caso bravo a beneficiarne. Un avversario più lontano significa angoli più aperti per la battuta, ma anche più tempo per colpire di rovescio, trovando anche fiducia. Di Nadal sono diminuiti i riflessi, e insieme anche la capacità di muovere la palla e resistere in difesa. Sul 2-2 30-30, il 35enne ha sciupato la volée per andare a palla break, e lì qualcosa è cambiato. Al primo passaggio a vuoto al servizio per l’avversario, Berrettini ha risposto presente infiammando la folla. Diversi vincenti, di cui un bellissimo passante di dritto in corsa, e tanta risolutezza finalmente anche di rovescio, sono bastati a firmare il break decisivo per portare la partita al quarto set. Un 6-3 che ha cambiato, per circa mezz’ora, il volto alla partita. Gli anticipi col rovescio di Berrettini hanno spesso piegato Nadal, sempre meno brillante.
In alcuni momenti, nel quarto set, si è avuta l’impressione che fosse il servizio l’unica arma di tenere a galla il re della terra battuta, che inoltre ha cominciato a faticare enormemente alla risposta. Berrettini, tra il finale di terzo e l’inizio del quarto set, è stato in grado di portare a casa addirittura ventitré punti consecutivi nei suoi turni di battuta. Nadal, invece, ha dovuto salvare due turni da uno svantaggio 15-30, prima di arrivare al momento decisivo. Avanti 4-3, come per magia, ha interrotto la striscia dell’avversario, che al servizio ha cominciato a sentire una pressione enorme. Miracolosamente, Berrettini ha salvato una palla break forzando l’errore dell’avversario spagnolo dopo uno scambio interminabile. Un punto vinto, che ha però evidentemente lasciato delle scorie: i due successivi dritti in rete, hanno infatti condannato il classe 1996 al break e alla sconfitta.
Incontenibile la gioia di Nadal dopo il 6-3 6-2 3-6 6-3: sono scese anche le lacrime alla leggenda, che durante la pausa per l’infortunio al piede (da giugno) ha ammesso di aver meditato su un possibile ritiro. E invece, tredici anni dopo il suo unico successo australiano si ritrova ancora in finale, la sesta in carriera all’Open d’Australia. Ha perso le ultime quattro, ma la 29° finale Slam, sedici anni e mezzo dopo la prima, ha un sapore davvero speciale. Per il 15° anno di fila è in una finale di uno dei quattro tornei più importanti della storia; per di più su cemento, dove quella di oggi è la vittoria numero 500. Numeri da capogiro per una leggenda senza tempo, che pure domenica dovrebbe partire sfavorito sulla carta.
Al netto della prestazione maiuscola di Rafa, Berrettini esce di scena con un po’ di amaro in bocca, per aver approcciato con troppa tensione in un match del genere, e per essere rientrato troppo tardi in corsa. Il bicchiere però, è obiettivamente mezzo pieno: da lunedì il numero 1 d’Italia supererà Andrey Rublev in classifica Atp, ritoccando il suo best ranking col numero 6.