Australian Open, preview: Andy Murray e l’ultimo ostacolo Djokovic

Ultimo atto dell'Australian Open, con Andy Murray e Novak Djokovic. Riuscirà lo scozzese a conquistare per la prima volta Melbourne?

Melbourne. Alle ore 9:30 italiane di domani, sulla Rod Laver Arena si giocherà la finale dell’edizione 2015 dell’Australian Open, a contendersi il trofeo saranno il numero uno al mondo Novak Djokovic e, per un ritorno ai vertici dopo un 2014 sottotono, lo scozzese Andy Murray.

Partendo proprio a parlare di quest’ultimo, tornato in auge all’inizio del 2015, le ragioni di questa finale sono da ricercare nella tranquillità con la quale lo scozzese si è approcciato ai match che lo hanno visto protagonista, nonostante un tabellone sicuramente tra i più complicati.
Andy, a differenza del passato, sembra divertirsi mentre gioca, non si porta più dietro la tensione che in passato lo attanagliava ogni qualvolta che si avvicinava un match importante.
Gran parte del merito va indubbiamente ad Amelie Mauresmo, prima donna ad allenare un uomo, che sicuramente è riuscita a dare un’impronta notevole sul gioco di Murray, il quale, come succedeva in passato alla francese, sembra dare tutto in campo, ma allo stesso tempo divertirsi e far divertire, con un tennis che non è mai stato così spettacolare e forse, tra i primi dieci giocatori al mondo, il solo Federer può, al momento, essere considerato più spettacolare e divertente del britannico.

Un’evoluzione incredibile quella di Murray, da antipatico, scorbutico britannico incapace di vincere quando conta, a giocatore spettacolare e divertente, che però ha finalmente imparato a vincere quando ce n’è bisogno, a non andare in tensione quando conta, come in finali importanti. La svolta, indubbiamente, quel titolo olimpico a Wimbledon nel 2012, quando lo scozzese Murray è diventato il britannico Andy, nel cuore degli inglesi che fino ad allora lo consideravano solo uno straniero.

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Andy, dal punto di vista tennistico, deve molto a Ivan Lendl, suo coach fino allo scorso anno, che gli ha dato quell‘impronta più aggressiva che, evoluta anche dai consigli di Mauresmo, ha portato lo scozzese ad aumentare il numero dei vincenti grazie ad una maggiore aggressività da fondo campo, aspettando meno l’errore dell’avversario e cercando la soluzione migliore per conquistare il punto, rendendo anche dunque il suo gioco molto più vario ed imprevedibile.

Ora, ad attendere Andy, vincitore in carriera di Us Open e Wimbledon ma mai qui a Melbourne, in finale ci sarà Novak Djokovic. Il serbo, che guadagnerà punti al pari di Murray (che tornerà numero 4 al mondo e in caso di vittoria sarà terzo), ha faticato non poco contro lo svizzero Stanislas Wawrinka, sua consueta bestia nera nella terra dei canguri, molto potente da fondo e dunque con le carte in regola per mettere in crisi Djokovic, fino a quando le gambe hanno retto il campo.
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Un gioco sicuramente diverso quello dello scozzese rispetto a Wawrinka, anche se le armi per mettere in difficoltà Djokovic ci sono e i precedenti non sono del tutto a sfavore di Murray, che gli Slam vinti li ha conquistati battendo Djokovic in finale.
Sarà la volta buona per conquistare l’Australia? Al campo il verdetto, ma le sensazioni, per Andy e il suo entourage non sono affatto cattive e l’idea è che ce la possa fare per davvero. 

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