L’avvio della seconda settimana degli Australian Open è stato influenzato da una notizia sconvolgente che, pur non toccando direttamente il tennis, ha sconvolto e commosso l’intero mondo dello sport. La scomparsa di Kobe Bryant, leggenda e fuoriclasse NBA, per un drammatico incidente in elicottero, ho scosso tutti i campioni in gara, che lo hanno omaggiato con pensieri più o meno evidenti.
Il più estroverso, come sempre, è stato Nick Kyrgios, sceso in campo con una canotta dei Lakers con il nome del cestista americano sulle spalle. Visibilmente commosso, l’australiano ha offerto quest’anno una versione di sé più matura e centrata, che non è però bastata a scalfire l’indomabile Rafa Nadal. Il talento aussie può sicuramente tornare a casa soddisfatto, come da lui stesso dichiarato, per aver disputato un ottimo torneo, spiccando per tenacia nella splendida partita di terzo turno contro Khachanov, un avversario non proprio morbidissimo. Dal canto suo, il numero 1 del mondo continua la sua marcia verso le fasi calde del torneo innalzando gradualmente il suo livello di gioco. Al prossimo turno troverà Dominic Thiem, in quello che si profila essere il quarto di finale maggiormente attrattivo. L’austriaco, eccezion fatta per la rischiosa maratona di secondo turno contro Bolt, sta acquisendo sempre maggior confidenza con le superfici veloci. Volendo azzardare un pronostico, in semifinale vediamo Rafa ma dopo una lunga lotta: 3-1/3-2 in favore dello spagnolo.
Un’altra splendida partita in estremo equilibrio sembra essere quella tra Wawrinka e Zverev, in uno scontro di generazioni tennistiche diverse che mette di fronte due dei rovesci più solidi ed efficaci del tour. Lo svizzero ha indossato di nuovo i panni di Stan The Man per avere la meglio su Medvedev, che con il quinto set negli Slam non ha propriamente un rapporto idilliaco. Sull’orlo del baratro nel match di secondo turno contro il nostro Andreas Seppi, Wawrinka ha dato sfogo alla sua immensa caparbietà e raffinatezza tecnica, riuscendo ad imporsi sempre nella lotta. Alexander Zverev, giunto in Australia senza grosse pressioni a seguito di un 2019 piuttosto travagliato, sta esprimendo un ottimo livello di tennis ed il suo cammino immacolato (zero set persi) sposta dalla sua i favori del pronostico: prendiamo Zverev in quattro o cinque set.
Di più semplice lettura appaiono invece gli altri due incontri di quarti di finale. Sua maestà Roger Federer, nonostante non abbia espresso il solito tennis spumeggiante, vendicherà i nostri colori battendo uno strepitoso Tennys Sandgren. L’americano, da numero 100 Atp, si è spinto fino alla seconda settimana giustiziando la parte più promettente dell’Italia del tennis in questo Australian Open, battendo prima Berrettini e poi Fognini. In quella che sarà la partita della vita della sua carriera, immaginiamo però un Federer in versione deluxe ed un netto 3-0 in suo favore. Un altro 3-0 senza eccessivi patemi dovrebbe riguardare lo scontro tra Novak Djokovic e Milos Raonic: il serbo, detentore del titolo, dopo aver lasciato un set all’esordio, ha inserito il pilota automatico e sta diventando sempre più simile al cannibale dominatore che ha tenuto sotto scacco il mondo del tennis maschile. Per il canadese, finalmente un po’ di continuità e di risultati che possono dare fiducia per il prosieguo della stagione, specialmente la sonora vittoria contro il campione delle Finals Stefanos Tsitsipas; contro Nole tuttavia, nonostante il suo servizio bomba, difficilmente porterà a casa un set.
È proprio il greco la sorpresa più grande tra le eliminazioni: non aveva i favori del pronostico ma allo stesso tempo quantomeno ci si attendeva un comodo accesso alla seconda settimana. Un furioso Milos Raonic ha invece rimandato il suo appuntamento con lo Slam direttamente a Parigi. Molto piacevole poi rivedere a questi livelli Ernests Gulbis, uno dei più grandi talenti sprecati di sempre: superate le qualificazioni, si è spinto fino al terzo turno con sprazzi di tennis di classe infinita, arrendendosi solo a Gael Monfils che ha ceduto a Thiem. Menzioni d’onore anche per Cilic e Rublev per diversi motivi: il primo, perché possa ritornare ad esprimersi su livelli che gli competono; il secondo, perché con qualche piccolo accorgimento può davvero diventare un top del circuito. Una garra del genere è cosa rara.
Un torneo agrodolce per ciò che riguarda i nostri colori. Senza nulla voler togliere ai fantastici Sonego, Cecchinato, Caruso, Giustino e Travaglia, i riflettori erano tutti puntati su Sinner, Berrettini e Fognini. Poco male per tutti, soprattutto per Jannik, che in una escalation mostruosa ha subìto una sconfitta più che fisiologica e preventivabile; il ragazzo c’è ed ha l’attitudine giusta, bisogna lasciarlo lavorare e progredire gradualmente. Capitolo Berrettini: la delusione iniziale si è man mano affievolita. Complici infatti condizioni fisiche non eccellenti, Matteo è arrivato in Australia lontano dalla sua forma migliore ma ha ceduto solo dopo un’estenuante lotta a quel Sandgren che poi così scarso non era; c’è da sperare bene per il futuro. Su Fabio c’è poco da dire. Il rammarico rimane ma non gli si può rimproverare nulla. C’è anzi ancora più certezza: uno così dovrebbe stare in top ten e la stagione, in tal senso, è ancora lunga. Infine Seppi, su cui non vi erano i riflettori puntati ma che lui di forza ha spostato su di sé. Immenso e ad un passo dall’impresa con Wawrinka. Inesauribile.
Infine, volendo offrire una panoramica sul tabellone Wta, bisogna necessariamente effettuare una cernita. Cinque sono i nomi principali sui cui si vuole porre l’attenzione: Sharapova, Serena Williams, Gauff, Giorgi e Muguruza. Della russa si è già parlato ma si ribadisce che le sue parole non lasciano ben sperare. Ma vogliamo crederci, sempre. Più inaspettata invece la caduta della regina Serena Willams alla prima settimana: lo Slam numero 24 è rimandato e, soprattutto, la concorrenza è altissima; sappiamo tutti però chi è Serena e di chi è pasta è fatta. Guai a darla per vinta. C’è subito dopo però Cori Gauff: magistrale. Si sbarazza di Osaka come nulla fosse e gioca facilmente con la serenità di una veterana. Il futuro è roseo, estremamente roseo. Camila, grande Camila. Ancora una volta ha dimostrato che potrebbe starci facile tra le prime; una sola parola: peccato. Infine Garbiñe Muguruza. Sembra non essere cambiato nulla dai tempi che furono ed il buio dei mesi recenti sembra un lontano ricordo. Si sogna una finale nostalgica: Kvitova-Muguruza. Il massimo.