La potenza è sempre stata la base su cui costruire il suo tennis, devastante fisicamente ma , purtroppo, labile nella tenuta mentale. Tomas Berdych, a trentatre anni ormai compiuti, dei suoi colpi, servizio e dritto in primis, aveva cominciato a sentire l’inesorabile declino. Il 2018 era terminato alla vigilia di Wimbledon quando decide di fermarsi , complice una schiena che ormai non vuole più saperne di essere tirata al limite . Da lì , come per altri assai più illustri colleghi prima di lui, inizia il periodo di riposo che diviene rinascita per un Berdych, ora, ritrovato. Come Federer prima e Djokovic poi, Tomas ha , semplicemente e saggiamente, ascoltato il suo corpo e l’età che avanza. Di certo pensieri cupi hanno attraversato la sua mente; il ritiro non era da considerarsi un’ipotesi assai lontana dalla realtà. Eppure, stacanovista come sempre, l’ex numero 4 del mondo ha tenuto duro, liberato la mente con viaggi e vacanze e, contemporaneamente, ridotto i carichi di lavoro; insomma cercato e trovato il tempo ed il modo giusti per ritornare . Così arriva la finale a Doha e con essa il ritorno nella Top 50; una finale persa con un Bautista –Agut in autentico stato di grazia.
Pochi giorni sono trascorsi da allora e, senza soluzione di continuità, Berdych è protagonista di un inizio scoppiettante nel primo Slam stagionale,da sempre il suo preferito. “ Mi sento bene qui in campo, mi piace il caldo di Melbourne”. E’ stata dura rimanere fuori per oltre sei mesi, un tempo lungo che non è andato , però, sprecato. “ Aver riposato ed aver consentito al mio corpo di recuperare è stato utile e necessario. Gli ho dato un break , ed ora il mio fisico mi sta ripagando; non so fin quando terrà, non faccio previsioni. Voglio solo divertirmi in campo”. Questi i pensieri dopo la squillante vittoria in tre set contro Kyle Edmund, semifinalista nell’Happy Slam un anno fa. Oggi , dopo la seconda , netta vittoria con Robin Haaase, Tomas è proiettato in un terzo turno non impossibile contro Diego Schwartzman e il suo tennis esplosivo sembra ritornare ogni giorno di più. Il servizio viaggia e rende come nei giorni migliori, fioccano i vincenti a nascondere il vero ed eterno tallone d’Achille del Ceco , ovvero la mobilità. Così non fosse stato, da sempre, la sua bacheca sarebbe ora molto più ricca di trofei. Ma, va molto bene così; l’importante come Tomas ha sottolineato nei mesi scorsi è “ essere in buona forma e pensare a battere solo chi è dall’altra parte della rete, non me stesso”.
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