Doveva essere solo il torneo di prova per testare le attuali condizioni fisiche, dopo il lungo semestre di inattività. Doveva essere una semplice tappa di avvicinamento verso i Championships, a detta di molti il solo Slam in cui poter coltivare le residue velleità di vittoria. Doveva. Col passare dei turni e delle eliminazioni eccellenti, in realtà, questo sovversivo Australian Open si sta tramutando in una delle più favorevoli occasioni per liberarsi dalla maledizione del 17esimo Slam, perdurante da un interminabile quinquennio. Il soggetto sottinteso è Roger Federer, passato nell’arco di una settimana dal ruolo di guest star della rassegna australiana a quello di co-favorito per la vittoria finale. Domani lo svizzero si ritroverà in dote il miglior quarto di finale che potesse immaginare, opposto al numero 50 del mondo Mischa Zverev. Il tedesco si è reso protagonista della più grande impresa di questo Australian Open, in coabitazione con il successo di Denis Istomin su Novak Djokovic. Il tennista di origine russe ha sottoposto il numero 1 del mondo, lo scozzese Andy Murray, ad un’autentica gogna in mondovisione, imbrigliandolo con una tattica di gioco tanto anacronistica quanto efficace, fondata sull’esasperante uso di back e slice e dalle sistematiche incursioni a rete. Se un gioco del genere può mandare in tilt l’archetipo della regolarità, di certo non può che vellicare l’estro di Federer, terribilmente a proprio agio contro avversari del genere. Se lo spauracchio è quello di assistere ad un match di mera esibizione da parte dello svizzero, la speranza è quella di rivedere un incontro molto simile all’ultimo precedente tra i due. L’incontro risale al quarto di finale dell’edizione 2013 del torneo di Halle, match caratterizzato da un sostanziale equilibrio, deciso da un paio di punti che hanno consegnato la vittoria sul filo di lana allo svizzero: risultato finale 6-0 6-0.
Il secondo e ultimo quarto di finale maschile in programma domani vedrà contrapporsi Stan Wawrinka e Jo-Wilfried Tsonga. Match di complicata lettura, un po’ per la marchiana volubilità agonistica dei due, un po’ per la cronistoria dei confronti diretti. Lo svizzero ed il francese, infatti, si sono sempre e solo affrontati sulla terra battuta, eccezion fatta per un trascurabile match disputato a Metz nel pleistocenico 2007. Di certo le memorie australiani corroborano entrambi, visto che Stan in australia ha conquistato il suo primo Major, mentre Jo ha raggiunto il risultato più rilevante in un torneo dello Slam, quando fu sconfitto solo in finale da Djokovic nel 2008. Difficile che la contesa si risolva prima del quinto set, con l’elvetico che vestirà i panni del favorito, dato l’ingresso nella fatidica ‘zona Waw’, fase di invulenrabilità agonistica che lo permea a partire dalla seconda settimana di gioco.
Tra le donne avremo a che fare con due quarti di finale forieri di possibili sorprese. Garbine Muguruza affronterà la tracotante carnefice di Angie Kerber, la statunitense Coco Vandeweghe. La newyorchese ha saputo profittare degli impacci della campionessa in carica, parsa l’opaca controfigura della formidabile ribattitrice della scorsa edizione sin dalle prime fasi del torneo. Il rendimento di Muguruza è stato ondivago nel corso della prima settimana, pur non cedendo alcun set alle avversarie. L’annichilente successo su Sorana Cirstea, però, ci ha restituito una Muguruza proiettata verso la sua terza finale Slam. Nonna Venus, infine, dovrà ricorrere agli straordinari per centrare l’ennesima semifinale della sua vita. Al suo cospetto si presenterà la burrosa Anastasija Pavlyuchenkvova. La 26enne russa, solitamente abulica nelle prove dello Slam, sembra finalmente attrezzata per affrancarsi dalla propria medietà tennistica, vista la prossimità da quelllo che sarebbe il traguardo più prestigioso della carriera.