Era l’avversario più duro del torneo, non ha giocato il suo miglior match di queste due settimane, può essere nervoso, può offrire qualcosa ai suoi avversari, ma i momenti decisivi sono sempre i suoi, e l’Australian Open è sempre suo. Decimo titolo a Melbourne per Novak Djokovic, 22° Slam, 93 titoli in carriera e di nuovo numero 1 al mondo. Battuto in finale Stefanos Tsitsipas 6-3 7-6 7-6.
Una finale alla quale si chiedeva di riscattare una seconda settimana di torneo poco emozionante, non all’altezza della prima. Tsitsipas inizia subito a faticare al servizio a causa delle poche prime in campo. Djokovic si porta presto, troppo presto per il greco, avanti di un break, 4-1. È 6-3 Djokovic in 36 minuti un primo set che per Tsitsipas, da sfavorito, era molto importante.
Il secondo set si decide al tie-break. Un tie-break costellato di errori, nel quale Novak allunga 4-1 per poi farsi raggiungere sul 4-4. Djokovic offre, sembra vulnerabile, ma Tsitsipas non ne approfitta. 7 punti a 4 il tie-break e anche il secondo set è di Djokovic.
È il momento chiave, lo spartiacque del match. Djokovic in carriera ha perso solo una partita in cui si è trovato in vantaggio 2 set a 0. Non è difficile farlo, è difficile crederci. Tsitsipas strappa subito il servizio al suo avversario nell’avvio del terzo set, ma è immediatamente contro-break. Da qui in poi si seguiranno i turni di battuta fino ad un nuovo tie-break, che è un’esaltazione della forza di Djokovic e della differenza che ancora c’è tra i due. Nole alza il livello a piacimento, non lascia più niente al suo avversario, mentre Tsitsipas sembra cedere alla tensione. Il tie-break è 7 punti a 5 per Djokovic, che al termine del match lascia andare con il suo team le emozioni provate in questi giorni, e forse nell’ultimo anno.
Decimo titolo agli Australian Open, secondo uomo nella storia a raggiungere la doppia cifra in uno stesso Slam dopo i 13 di Rafa Nadal a Parigi, e raggiunto proprio Nadal come numero di Slam in assoluto, 22. Inoltre è di nuovo numero 1 al mondo. In pratica lo era già, ora lo dice anche la classifica.