Rafael Nadal, alla sua venticinquesima finale slam, si è dovuto arrendere davanti allo strapotere fisico e tattico di Novak Djokovic, appena laureatosi campione degli Australian Open 2019. Una sconfitta pesante quella del maiorchino, con soli otto games vinti e il rimpianto di aver giocato una partita più che discreta, ma priva di soluzioni efficaci atte a scardinare la resistenza del serbo, attualmente numero uno del mondo non solo nella classifica ATP ma anche a livello mentale, tattico e atletico. Non era mai successo prima che, durante le sette precedenti sconfitte, Nadal non riuscisse a vincere almeno un set, nemmeno in quel drammatico ultimo atto perso contro Stan Wawrinka (Melbourne 2014) dove, pur menomato da un dolore alla schiena, fu in grado di mettere a referto il terzo parziale. Sintomo, questo, che oggi Djokovic era davvero in versione monstre. In conferenza stampa Rafael Nadal non ha fatto una piega. Ha riconosciuto i meriti dell’avversario ma è stato critico verso se stesso, come solo i grandi campioni sanno essere nel momento forse più difficile da gestire.
Indiscutibilmente Novak ha giocato in maniera fantastica. Quando gioca così bene serve qualcos’altro per metterlo in difficoltà e io, oggi, non sono riuscito ad avere quel qualcosa in più. Forse non ero pronto fisicamente. E’ vero che ho giocato alla grande in queste due settimane quando ero in posizione offensiva, ma stasera sono stato costretto spesso a mettermi sulla difensiva e in allenamento mi sono esercitato poco su questo aspetto. Oggi, contro un giocatore come lui, mi serviva di più la difesa per poter poi avere l’occasione di attaccare a mia volta. Magari non avrei vinto lo stesso, ma senz’altro ci sarebbe stata più lotta.
Il responso della Rod Laver Arena in effetti è stato impietoso nei confronti di Nadal, specialmente alla luce dell’ottimo torneo disputato e al netto della discreta prestazione odierna. Infatti non va omesso di precisare come lo spagnolo non abbia giocato per niente male. Merito senza dubbio di Novak Djokovic, che ha disputato il miglior match dell’intero torneo proprio contro l’avversario di una vita. Lo stesso asso maiorchino lo ha confermato durante la conferenza stampa.
L’ho seguito in queste due settimane e oggi è stata di gran lunga la sua miglior partita. Quando gioca così è difficilissimo da battere per chiunque, ma se fossi stato in grado di resistere magari avrei trovato un modo per riuscirci. I colpi che sembrano essere facili per lui, diventano più difficili se sei costretto ad eseguirli una volta in più. Oggi non sono riuscito a fargli giocare sempre una palla in più. Ho disputato una partita contro un tennista che era al suo massimo livello possibile stasera. È stato migliore di me. Se il tuo avversario riesce a fare quasi tutto meglio di te, non c’è molto di cui lamentarsi.
Al di là del risultato di oggi, Rafa Nadal ha veramente poco da recriminare. Questi Open d’Australia sono stati il torneo del rientro dopo uno stop prolungato, che va contabilizzato in quattro lunghi mesi di assenza dai campi in cemento. Il suo resta comunque un torneo eccellente e la stessa finale va vista come un risultato impensabile, per chi riprende a giocare direttamente in uno slam dopo un infortunio.
Ho avuto due grandi settimane, non posso essere triste, non sarebbe giusto esserlo. Sono stato mesi senza potermi allenare e senza poter competere. Ho solo bisogno di tempo e di più match. Prossima fermata ad Acapulco, poi a Indian Wells e poi si vedrà. Ho una certa età (sorride). Questo è il mio calendario per ora, a seconda di come andrà deciderò se giocare qualche altro torneo o riposarmi in vista della terra. La stagione è lunga e la mia priorità, più che vincere altri titoli, è essere felice.
A conti fatti non gli si può dare assolutamente torto, soprattutto in virtù del risultato encomiabile di aver raggiunto una finale slam, che solo quindici giorni prima sembrava impossibile. L’amarezza per una sconfitta così netta resta e andrà smaltita, ma è anche vero che un Nadal così ben centrato sul veloce, aggressivo e cinico nei momenti clou, non si vedeva da tempo. Ecco perché nei prossimi tornei la sua non sarà una semplice presenza e perché, nonostante lo stop forzato di ieri e l’esito infelice di oggi, l’iberico conserva e potenzia (a livello di punteggio) la ragguardevole posizione numero due del ranking ATP. Alla soglia dei 33 anni questo è un grandissimo risultato, specialmente con la Next Gen relegata, per ora, a guardare le finali slam dal divano di casa.