Spiragli da Parigi, contraddizioni e affetto da Kyrgios: le reazioni al “caso Djokovic”

Tra la nottata e la mattinata italiana di domani la disputa tra il governo federale ed i legali di Novak Djokovic potrebbe arrivare ad una svolta definitiva. Il governo ha fatto richiesta per spostare l’udienza a mercoledì, trovandosi davanti però il muro del giudice. Tutto il mondo, come richiesto espressamente da Tennis Australia, brama infatti sapere se Djokovic potrà prendere parte all’Open d’Australia entro martedì. In tutto questo, mentre filtra un silenzio assordante dalla Atp, il mondo del tennis ha avuto modo di reagire a tutto quello che mano a mano si è appreso in questi giorni.

Sicuramente, per Djokovic suonano in maniera rassicurante le parole arrivate dal Ministro dello Sport francese, l’ex nuotatrice olimpionica Roxane Maracineanu. Il vaccino, od in generale il green pass, si richiede solo a coloro che, volendo usufruire di impianti sportivi, vivono o hanno domicilio in Francia. Ma per il Roland Garros, la questione è differente: “Per i grandi eventi ci sono dei protocolli scelti dalle federazioni, supplementari a quelli già in vigore per le attività sportive quotidiane. Questo permetterebbe ad atleti come Djokovic di fare comunque ingresso nel territorio francese“. Una conferma che può tranquillizzare il numero 1 del mondo almeno su un fronte. Bisogna sempre tenere conto, in ogni caso, dell’evoluzione della pandemia nel corso dei mesi. Allo stato attuale, non ci sarebbero problemi per il serbo, che potrebbe così quantomeno difendere una delle corone conquistate nel 2021. I casi sono in aumento in Francia, con 300mila positivi nelle ultime 24, ma anche 200 persone in più in terapia intensiva nell’ultima settimana. Adnkronos riporta anche le parole del portavoce del governo francese, Gabriel Attal. Il parlamento sta discutendo sull’eventualità di non accettare più test negativi per la certificazione verde, ma “Parigi non intende l’obbligatorietà come un mezzo efficace per favorire la vaccinazione“, ha dichiarato Attal. Si monitorano i dati costantemente, data anche una nuova ed ennesima variante identificata in Francia.

L’impressione, comunque, è che dalla Francia non si potesse che lasciare la porta aperta per Djokovic. Non solo perché ad oggi aperta lo è davvero, ma perché ulteriori dichiarazioni pesanti (e per ora infondate) avrebbero surriscaldato ancor di più l’ambiente. Proprio mentre l’immagine del tennis mondiale e del suo atleta migliore sono attaccate da ogni parte, e spesso dalla stampa che vive al di fuori dello sport (e con un’informazione poco completa).

Contro questa tendenza, si è schierato anche Nick Kyrgios, che incolpa la stampa anche di aver “separato” lui e Djokovic, nonostante il serbo gli avesse dato molti consigli quando era più giovane. Non si capisce bene a quale precisa operazione dei giornalisti faccia riferimento l’australiano. Le sue dichiarazioni sono sempre state nette, e per questo difficilmente travisabili da chiunque le riporti. E perentorio, nei confronti del collega, lo è stato più che mai lo scorso anno: “È come se avesse l’ossessione di voler essere apprezzato. Vuole solo essere come Roger [Federer]. Tutta questa celebrazione che fa al termine delle partite è imbarazzante. Tutto nel podcast di Ben Rothenberg, No Challenges Remaining. La diatriba, il tennista di Canberra, l’ha condotta anche personalmente – sul proprio Twitter – in seguito all’episodio dell’Adria Tour, in cui definì Djokovic a tool“, uno stupido.

Per il resto, Kyrgios è stato d’esempio, invitando a ricordare che tutta la vicenda non deve portare – specie per via di un verdetto che ancora non c’è – ad una demonizzazione totale dell’uomo Djokovic. “Durante gli incendi in Australia ci ha molto aiutato e non era tenuto a farlo, e noi e i media dimentichiamo così facilmente queste cose“, ha affermato. “Lui non era tenuto ad aiutarci, molti atleti non lo fanno, sono egoisti“. Parole che dovrebbero riportarci su un giudizio moderato, perché a dispetto degli errori è difficile pensare che il 34enne di Belgrado sia una cattiva persona. Tuttavia, va fatta luce sugli eventi, perché sarebbe comunque complicato difendere il 20 volte campione Slam qualora si dimostrasse che, durante gli eventi cui ha preso parte tra il 16 ed il 18 dicembre, fosse già a conoscenza della propria positività al Covid-19. Su Instagram, Djokovic ha ringraziato tutti del supporto, ed immaginiamo si riferisse proprio a tutti, compresi gli altri colleghi, tra i quali Vasek Pospisil, Marin Cilic e John Isner. Il canadese ha puntato il dito contro l’Atp con una prospettiva un po’ miope. Come se il silenzio di questa fosse da ricondurre ad una crociata aprioristica contro colui che è anche il leader della PTPA. Su Tennis Australia e l’ITF, che a differenza dell’associazione presieduta da Gaudenzi, sono davvero coinvolte (e non esenti da colpe) nessuna parola.

Intanto, mentre le foto che ritraggono Djokovic nella premiazione dei giovani tennisti serbi non è chiaro se risalgano al 17 dicembre (tutte le verifiche del caso lo suggeriscono), l’Equipe ha postato una foto di Djokovic risalente al servizio fotografico come “Atleta dell’anno 2021”, datato 18 dicembre.

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