L’olivo è un albero che viene spesso utilizzato come decorazione da giardino in quanto le sue dimensioni non raggiungono numeri eccessivi e allo stesso tempo riescono ad adattarsi a qualunque clima mite. L’olivo, tipico della Puglia (luogo di nascita del protagonista italiano di oggi) è un albero molto solido, difficilissimo da spezzare: Thomas Fabbiano oggi contro il gigante Reilly Opelka ha lottato con tenacia ed avuto la meglio, nonostante la ridotta fisicità rispetto all’avversario.
67 ace contro 2. Una superiorità imbarazzante al servizio dell’americano, servita a nulla. Con 67 ace è difficilissimo perdere una partita, o comunque giocare una partita al meglio dei cinque set con soli due tie-break. Praticamente 13 ace a set, circa 2 a game. Impossibile non frustrare l’avversario con una solidità del genere. Thomas Fabbiano è rimasto lì, nella mattinata italiana, ad incassare colpo su colpo e a provare ad aggirare il suo mastodontico avversario, muovendolo in continuazione.
Nel turno precedente a Reilly Opelka erano bastati solo 40 ace contro un avversario che di servizi ne sa qualcosa: John Isner. Ebbene, ogni set è terminato al tie-break. 2 ore e 58 di soli servizi o quasi. Fabbiano è riuscito a vincere una partita subendo 67 ace. Il segreto del pugliese è stato nei movimenti: ogni qualvolta ha preso il pallino del gioco da fondo campo si è portato a casa il set senza particolari problemi: è accaduto nel secondo e nel terzo parziale, dopo la sfortuna di aver perso un primo set al tie-break nonostante 15 punti vinti.
Oltre a questo, Fabbiano ha vinto 10 punti in più di Opelka: 172 contro 162, tolti gli ace 170 a 95. Una superiorità imbarazzante sul piano tecnico del gioco, motivo per cui l’americano forse ha lasciato qualche punto di troppo per strada, escludendo quelli al servizio. L’immagine simbolo di questo match è la stretta finale: Thomas Fabbiano guarda dal basso verso l’alto il suo avversario e lascia che la sua mano si perda in quella enorme di Opelka. Quasi come un bambino avesse sconfitto un adulto, quasi come Davide contro Golia. 173 centimetri contro 213.
Forse è proprio qui la forza di questo giocatore: un umile, mai al centro dei riflettori, ma sempre in grado di portare a termine gli obiettivi prefissati. É questo il segreto che gli ha permesso in soli tre anni, dai 26 in poi, di entrare stabilmente nella cerchia degli azzurri più continui: dalla posizione numero 200 del mondo alla top 100 per la prima volta, al best ranking di numero 70 del mondo; dai Futures di El Kantaoui al terzo turno degli Australian Open. Non male per uno che ha vinto le sue prime partite Slam poco più di un anno fa, agli US Open.
Già l’anno scorso ci stupì a Wimbledon, specialmente il suo dritto e la sua capacità di trovare gli angoli più estremi del campo, quando sconfisse Stan Wawrinka al secondo turno in un match durato quasi tre ore e giocato in due giorni diversi. Oggi ci fa vedere tutta la sua evoluzione mentale, sconfiggendo un avversario più in forma di lui, di 8 anni più giovane e fisicamente più dotato. Come un olivo, solido e concreto, non si è spezzato neanche sotto i colpi dell’accetta di Opelka. Duro e resistente, Thomas Fabbiano.