Senza avversari, anche stavolta. Angelo Binaghi ricoprirà per la quinta volta la carica di presidente della Federazione Italiana Tennis. Sbaragliata (?) la concorrenza avversaria, che si impersonava nell’avvocato Massimo Rossi. Costui che non avrà, però, l’opportunità di candidarsi: non sono state infatti raccolte le firme necessarie per avanzare una propria candidatura che consistevano in almeno 300 circoli, 200 atleti e 20 tecnici in rappresentanza di almeno cinque regioni.
E, nonostante alcuni anni fa l’attuale (e futuro) presidente Binaghi volesse limitare a due il numero di mandati massimi, dunque otto anni, (stile Presidente USA), sarà ancora lui a presiedere la Federazione, con buona pace di avversari e detrattori. Ben 20 gli anni che trascorrerà al vertice della Federazione alla conclusione del prossimo mandato, con i risultati quanto mai sotto gli occhi di tutti. Almeno non si potrà dare colpa o meriti a gestioni precedenti, ma fatto sta che questa sorta di “assolutismo democratico”, perdonate l’ossimoro, prima con Galgani e ora con Binaghi, ha segnato (e segnerà?) quasi mezzo secolo della storia tennistica italiana.
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