“Ho sempre creduto in me, nonostante quest’anno i risultati non siano stati, proprio, incoraggianti. Ho vinto pochi match e sono uscito dalla top 300. Ma ho ritrovato la fiducia e la speranza di continuare a vincere le partite e finire la stagione nel modo migliore”. La vittoria è arrivata in modo rocambolesco non tanto per come maturata un campo ma quanto perché la scelta di Marcelo di giocare questo torneo è stata dettata dell’uragano Irma, colpevole tra le altre cose di avere rivoluzionato il traffico aereo.
Con la vittoria di Bogotà, Arévalo, ventisette anni il prossimo 17 ottobre, migliora considerevolmente la sua classifica divenendo n. 219 del mondo. Ancora, comunque, lontano dal suo best ranking di n° 176 raggiunto alla fine dello scorso anno dopo avere giocato due finali: una al challenger di San Luis Potosi, in Messico, l’altra a Granby, in Canada.
“Persi entrambe le finali”, ricorda Marcelo. “Ero troppo teso. Sentivo la pressione della prima vittoria in un torneo, sia per me che per il mio paese. Questa volta ho pensato in fondo è una partita come un’altra”.