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Marrero, Arruabarrena, Kubot e Hlavackova: ritirata l’accusa di match-fixing

La Tennis Integrity Unit ha rilasciato una dichiarazione al Wall Street Journal: nessun provvedimento verrà preso nei confronti dei giocatori di doppio misto David Marrero, Lukasz Kubot e i loro rispettivi partner Lara Arruabarrena e Andrea Hlavackova. Secondo loro “non è stata identificata alcuna evidenza di attività di corruzione“.

FLUSSI ANOMALI – I giocatori erano stati indagati dopo che il New York Times aveva informato gli appassionati riguardo flussi di scommesse sospette circa 13 ore prima dei loro incontri: Pinnacle Sports, sito di scommesse online, aveva addirittura tolto la possibilità di scommettere su quei match. Tuttavia, altri servizi destinati al gioco d’azzardo (come l’australiano The Age), hanno affermato di non aver notato nulla di insolito.

DA GENNAIO IL CAOS – Arruabarrena e Marrero, sconfitti in due set, hanno negato di aver truccato il match, così come Kubot e Hlavackova hanno detto di non pensare che gli spagnoli abbiano modificato volontariamente l’esito della partita. Il polacco e la ceca hanno confermato di aver parlato con la Tennis Integrity Unit a riguardo. Il rapporto è arrivato una settimana dopo la famosa soffiata di BBC e BuzzFeed News riguardo partite truccate da giocatori in top 50, comprese quelle dei tornei dello Slam: queste dichiarazioni avevano oscurato l’inizio degli Australian Open e avevano portato ad una revisione delle pratiche anti-corruzione nel tennis, supervisionata dalla Tennis Integrity Unit.

CONTINUANO LE SEGNALAZIONI – Riguardo potenziali casi di partite truccate, la TIU ha ricevuto più di 40 avvisi riguardo match giocati nei primi tre mesi di quest’anno, secondo ciò che ha detto in aprile David Haggerty, il presidente della International Tennis Federation. La Tennis Integrity Unit è stata creata nel 2008 su iniziativa di ITF, ATP, WTA e Grand Slam Board per combattere la corruzione in questo sport, dopo il famoso caso della partita con alti livelli di scommesse a Sopot, in Polonia, nel 2007.

Filippo Gallino

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