Il tennis, ma solo da lontano
Adriano Panatta non ha mai nascosto il suo spirito libero e un po’ guascone. E lo ha confermato anche nell’ultima intervista rilasciata al programma radiofonico Un giorno da Pecora, dove ha raccontato — con la sua solita ironia romana — perché mai e poi mai accetterebbe di diventare l’allenatore di Jannik Sinner, l’attuale punta di diamante del tennis italiano.
“Allenare Sinner? Ma per carità!”, ha esclamato senza esitazioni. E non per mancanza di stima verso il giovane campione altoatesino, quanto per una sincera repulsione nei confronti della routine da coach. “Non è la vita che fa per me. Vedere tutti i giorni le stesse persone mi mette addosso troppa ansia. Poi a parlare sempre di tennis… mi annoierei dopo cinque minuti”.
Per Panatta, la figura dell’allenatore è qualcosa di “monacale”, quasi una vocazione religiosa. “Il coach vive con il giocatore, il suo team, incluso il parrucchiere. Se Sinner ha un parrucchiere? Può darsi, che ne so…”, ha aggiunto scherzando. E a chi pensa che l’ex campione romano possa provare nostalgia per i giorni passati sui campi, risponde secco: “Già facevo fatica a fare la vita del tennista, figurati quella del coach”.
L’aneddoto (vero?) del Principe a Montecarlo
Nel corso della chiacchierata radiofonica, Panatta non si è limitato a discorsi tecnici. Spazio anche a battute e retroscena, come quello che ha coinvolto lui, il suo storico amico Paolo Bertolucci e — nientemeno — il Principe di Monaco.
Bertolucci avrebbe raccontato che Panatta era stato respinto dalle guardie del corpo mentre cercava di salutare il Principe durante il torneo di Montecarlo. Ma Adriano ha subito rimesso le cose in chiaro con la sua consueta ironia: “La verità è che lui è geloso ed invidioso del fatto che io sono nel royal box, che sono amico del Principe, che gli posso dare del tu e che mi chiedono più selfie di lui”.
Poi, sempre con il sorriso sulle labbra, aggiunge un’ultima stoccata: “Al box del Principe, comunque, ci va solo Pietrangeli”. E alla fine cede, rivelando che lui e Bertolucci hanno comunque condiviso una cena nel Principato: “Sì, ma solo perché altrimenti il posto al ristorante non glielo davano. C’era bisogno del mio nome per farci entrare. Siamo andati da Cipriani a mangiare il carpaccio con una salsina rosa…”.