di I. Gradassi
Questa foto campeggia in una cornice in camera da letto in una delle scene chiave di quel meccanismo perfetto che è il thriller hitchcockiano visibile in 3D ancora per un paio di settimane nei cinema più avveduti della penisola.
Ray Milland, infatti, è il protagonista che prima cerca di far uccidere la moglie (una smagliante Grace Kelly) da un complice poi quasi riesce a farla condannare a morte per lo stesso delitto.
Il tennis è una presenza discreta in questo film ma importante: nessun immagine di gioco ma coppe sul camino e accenni importanti che fanno muovere la trama. Lo strano rapporto di coppia nasce dal fascino del tennista che però è lo stesso che provoca la rottura dovuta alle frequenti assenze per tornei.
Proprio l’annuncio dell’abbandono dei tornei ha fatto abbandonare l’amante. E sono i ritagli della carriera del marito che la moglie non riesce ad ordinare la scusa per lasciarla a casa la notte che deve avvenire il delitto.
Hitchcock ci suggerisce che solo la fredda amoralità di un tennista professionista può ideare a un delitto perfetto e cercare di venire a capo delle difficoltà improvvise che insorgono.
Una lettura che ci farà vedere con un brivido di inquietudine chi prende una racchetta in mano per mestiere.