LA QUESTIONE AMERICANA – La grande scuola americana sembra avere perso un po’ di smalto in questi ultimi anni, con un campione – nel senso stretto del termine – che si fa attendere da quasi un decennio; dai tempi di Roddick. Certo, se diamo un’occhiata al ranking la situazione USA è invidiabile, specialmente per noi italiani, ma è la qualità del prodotto a deludere (quantomeno, me personalmente). Da tennisti leggendari per talento come Sampras e Agassi si è arrivati a un prototipo di giocatore un po’ meno “aulico”: servizio e dritto, con esplosività. Il migliore esponente di questa categoria, al momento, è Jack Sock. A essere onesti, nel suo caso alle caratteristiche sopra citate si aggiunge un’eccellente padronanza del gioco di volo (è anche ottimo doppista), ma il grande fulcro del suo gioco resta sempre quello: prima potente e dritto a spaccare la palla. Dopo un finale di 2017 da incorniciare, con il primo titolo 1000 e la qualificazione in extremis alle Finals, però, il calzino americano ha faticato enormemente a confermarsi su tali livelli: solo 2 vittorie in questa nuova stagione, a fronte di 5 sconfitte.
UN RECORD – Proprio l’ultima di tali sconfitte è arrivata, ieri notte a Delray Beach, per mano di un suo connazionale: il 20enne Reilly Opelka. Egli, sedendo sul gradino n. 228 della classifica mondiale, non figura certo fra i migliori prospetti americani – si direbbero più promettenti giovani come Frances Tiafoe (classe ‘98, n. 91), Taylor Fritz (classe ’97, n. 85) e Jared Donaldson (classe ‘96, n. 57). Ma ha qualcosa di diverso da ognuno di essi – qualcosa, tutto sommato, in più: la statura. Reilly è il più alto tennista del circuito, arriva a misurare 2 metri e 11 centimetri di altezza, per circa 100 kg di peso (secondo i dati ufficiali dell’ATP).
CUORE AMERICANO – Nato nel Michigan il 18 agosto 1997, ha propriamente iniziato la sua carriera tennistica a Boca Raton a 13 anni. Da buon tennista yankee, aiutato dalla sua corporatura dispone di un servizio violentissimo, che viaggia spesso e volentieri sui 215 km/h, e del dritto killer ispirato da Nick Bollettieri. Altrettanto naturalmente fa fatica a muoversi; gli spostamenti sono il suo punto debole, soprattutto in avanti. Molto amico di Fritz, lo battè nel 2015 sulla strada del titolo conquistato a Wimbedon da junior. Esordisce nel circuito maggiore ad Atlanta, dove l’anno successivo arriva ai quarti (per perdere da Long John Isner, sua matrice originale) dopo un’importante cavalcata in cui estromette Anderson e Young. Purtroppo, da allora non ha più mai superato il primo turno in un torneo ATP, ma da cosa nasce cosa e chissà che dopo la vittoria di ieri Reilly non abbia imparato qualcosa di utile…