US Open, le pagelle maschili: è arrivato il momento di Alcaraz, ma anche di Sinner.

Si sono spente le luci a Flushing Meadows, diamo i voti a un'edizione incerta fino (quasi) all'ultimo. Da Alcaraz che "si è preso tutto" al sogno americano di Tiafoe, dalla redenzione di Kyrgios agli italiani protagonisti.

Lo US Open 2022 si è concluso con il trionfo di Carlos Alcaraz, che ha battuto Casper Ruud in una finale da “the winner takes it all“, che metteva in palio anche la prima posizione mondiale. Un torneo che ci ha regalato uno dei migliori match dell’anno, tra Jannik Sinner e lo stesso Alcaraz, e con due italiani ai quarti di finale, per la seconda volta quest’anno, la terza nella storia.

Escono gli scrutini, tra conferme, sorprese, bocciati e speranze:

Carlos Alcaraz: 9,5. Perché il 10 è la perfezione, ma Alcaraz può ambire a raggiungerla, e per fortuna dei suoi colleghi non l’ha ancora fatto. Ci sono ancora gli errori per la troppa foga, per la fretta, le leggerezze, un servizio non sempre collaudato e redditizio, e sono rimasti nella maggior parte delle sue partite l’unica ancora a cui i suoi avversari possono aggrapparsi. Solamente per Sinner (e a tratti per Tiafoe) non è stato così, l’unico a giocarsela a viso aperto, assolutamente alla pari, come dimostra il punteggio. L’esplosività gli permette di tirare accelerazioni tuonanti da ogni parte del campo, la dinamicità gli permette di arrivare sempre in posizione perfetta sulla palla, lo sprint da centometrista gli consente rincorse come forse non abbiamo mai visto in un campo da tennis, e il tutto è coronato da un tocco con cui non sbaglia mai una volée, e che lo rende un giocatore ancora più completo e intrattenente. È il prototipo del tennista moderno senza difetti, e per questo sembra che per i suoi avversari in campo si verifichi la situazione peggiore per un tennista: il loro destino non dipende da loro. Risultato? A 19 anni primo titolo Slam e più giovane numero 1 al mondo della storia.

Casper Ruud: 9. Perché non può prendere di più o quanto il vincitore, anche se meriterebbe il voto tondo, e perché il tiebreak del 3°set della finale l’ha giocato maluccio, con troppi errori, in un momento alquanto decisivo in cui il suo avversario sembrava anche accusare un po’ di stanchezza per le lotte precedenti. Escludendo il pelo nell’uovo, Ruud ha un’altra volta stupito tutti, ha un’altra volta fatto qualcosa che in pochi pronosticavano, ovvero dopo la finale a Miami e soprattutto al Roland Garros, ha raggiunto la finale in un torneo dello Slam anche sul veloce, e l’ha giocata alla pari con Alcaraz. Non solo, come al solito, ha lasciato l’anima in campo, ma ha mostrato accorgimenti per la superficie e ulteriori miglioramenti, come nel gioco a rete e nel rovescio, ora giocato più spesso anche lungolinea, e nei quarti di finale contro Berrettini ha giocato uno dei migliori match in carriera sul cemento. Per lui, oltretutto, c’è la seconda posizione mondiale, altro traguardo che in pochi si sarebbero mai aspettati.

Frances Tiafoe: 9. Dopo il match della vita contro Rafa Nadal, la conferma nei quarti di finale con Rublev e dopo aver portato Alcaraz al quinto set con tanto di match point annullato in modo spettacolare, in uno US Open in cui come mai nessuno prima ha vinto 8 tiebreak su 8, ad un certo punto il dubbio ci è venuto: che si compia la storica impresa in onore di Arthur Ashe? Che sia il torneo di Frances Tiafoe?                                                      E in un certo senso lo è stato. Mai avevamo visto Tiafoe così continuo, in grado di confermarsi dopo una gran prestazione, e di mettere il risultato davanti allo spettacolo. E quello che ci ha creduto più di tutti è stato proprio il nativo di Hyattsville, come dimostra la sua delusione dopo la sconfitta in semifinale con il futuro vincitore del torneo, davanti agli applausi di Michelle Obama: “Mi dispiace di avervi deluso”, ha detto rivolgendosi al pubblico di New York che lo ha accompagnato fino all’ultimo punto. Metabolizzato di aver giocato un torneo da standing ovation, ha concluso: “Tornerò e vincerò questo torneo”. Se questo è il nuovo Tiafoe, perché no.

Jannik Sinner: 8,5. È mancato solo un punto, un singolo punto, non per il 10, ma per la semifinale, e considerato dov’è arrivato poi Alcaraz, forse è mancato solo un punto a molto di più della semifinale, che inoltre sarebbe stata la prima in un torneo dello Slam. Ma dopo una partita del genere non si può rimproverare niente a Jannik, e poi chi saremmo noi per farlo. Dopo un torneo in cui non aveva mai convinto pienamente dal punto di vista del gioco, ma in cui la testa l’ha portato ancora una volta fino ai quarti di finale, Sinner ha alzato il livello in modo esponenziale, ha tenuto testa al futuro numero 1 al mondo per 5 ore e un quarto giocando uno dei match migliori della carriera, ha avuto le sue occasioni e si è arreso dove quasi nessun’altro sarebbe neanche arrivato. Perché quella notte sono stati in due a impressionarci.

 

Matteo Berrettini: 6,5. Tranne forse al 1° turno, non ha mai giocato al meglio durante questo US Open, ed ha comunque raggiunto il suo 5° quarto di finale a livello Slam, il 4° consecutivo. Dopo la sfortuna e le tante difficoltà affrontate in questa stagione, è più di un punto di partenza. L’unica cosa che gli si poteva chiedere di più era forse di chiudere quel 3° set contro Ruud, portarsi 1 set a 2, e stare a vedere.

Lorenzo Musetti: 6,5. Rimonta eroica al 1° turno con Goffin, passi avanti come adattamento al cemento e come tenuta mentale, passi indietro in entrambi questi aspetti al 3° turno con Ivashka. Peccato, perché quell’ottavo di finale con Sinner ce lo stavamo già pregustando, e sarebbe stato a dir poco affascinante.

Musetti agli US Open 2022. Credit: Mike Lawrence/USTA

Nick Kyrgios: 8. Non lo si era mai visto così abbattuto dopo una sconfitta. Sta crescendo, e il voto è sopratutto per quello. C’è poco che si può recriminare nell’eliminazione ai quarti con Khachanov, perché la pressione la subiscono tutti, e ora anche Nick ha sperimentato quella che si prova ad essere il favorito ad arrivare in fondo in un Major. Se continua a fare il professionista, il titolo Slam è alla portata, guardare (e ammirare) la vittoria su Medvedev per credere.

Daniil Medvedev: 5. È vero che giocava da numero 1 del mondo e da campione in carica, è vero che il 3 set su 5 lo favoriva e che il suo status forse lo obbligava a cercare qualche soluzione in più, ma quando è Nick Kyrgios showtime non è solo il pubblico a fare da spettatore, sono anche gli avversari, a prescindere dal ranking. Detto questo, esce da questi US Open completamente a mani vuote, e detronizzato della prima posizione mondiale.

Rafael Nadal: s.v. Dare un’insufficienza a Rafa Nadal è impossibile, e in questo caso assegnare un voto è veramente complicato. Aveva giocato un solo match prima di Flushing Meadows, e questa volta era impensabile aspettarsi un altro capovaloro dei suoi. I problemi di condizione e quindi di adattamento alla superficie veloce si erano notati già al 1° turno contro Hijikata, poi i problemi glieli ha creati Fabio Fognini, si è divorato Gasquet come sempre ha fatto in carriera, ma quei problemi sono diventati insormontabili agli ottavi contro un Tiafoe ispiratissimo.                                                      Tra poco diventerà padre e come ha affermato lo stesso Rafa ora la sua vita privata è la cosa più importante.

Stefanos Tsitsipas: 2. Bocciato, di nuovo quest’anno. E bocciato di nuovo il rovescio. Ormai i suoi avversari sanno che lo devono martellare su quel lato, ma non è comunque stata questa la chiave della sconfitta in quattro set con Galan al 1° turno. La chiave è stata che Tsitsipas ha giocato male, molto male, soprattutto nei primi due set, persi in modo clamoroso 6-0 6-1, anche con il dubbio di un problema al gomito destro. Poi la reazione, obbligatoria per un numero 4 del ranking, che con tutti quei gratuiti però non è bastata.

 

 

 

 

 

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