Un’attesa snervante nella capitale
Mentre il Mutua Madrid Open prende vita tra le mura della Caja Mágica, il protagonista più atteso, Carlos Alcaraz, resta un grande punto interrogativo. Il numero 3 del mondo è arrivato nella capitale spagnola già da alcuni giorni, ma non si è ancora allenato ufficialmente, alimentando i dubbi sulla sua partecipazione. La prima partita è prevista per sabato 26 aprile, ma la sua condizione fisica non promette bene.
Il giovane murciano ha confessato in un’intervista televisiva a El Hormiguero di avere “un po’ di fastidio fisico” e ha parlato apertamente dei suoi dubbi: “A inizio settimana pensavo di stare meglio, ma bisogna ascoltare il corpo”. Il problema risale alla finale persa contro Holger Rune a Barcellona, dove ha accusato dolori all’adduttore destro. Da allora, sono state effettuate alcune analisi diagnostiche, ma i risultati non sono ancora stati resi noti pubblicamente.
Il silenzio e l’enigma degli allenamenti
La situazione si complica per l’assenza totale di Carlos dai campi d’allenamento del torneo. Nonostante la sua presenza ad eventi promozionali nel centro di Madrid – come quello con “El Pozo” in Plaza Callao, dove è apparso sorridente ma riservato – non ha fornito alcuna indicazione concreta sulle sue condizioni. Nessuna risposta alla stampa, nessun dettaglio sulle terapie o sulla preparazione: un silenzio che lascia spazio solo a congetture.
A rendere tutto più incerto, l’attesa conferenza stampa fissata per giovedì 24 aprile alle 12:30. Sarà lì che, come annunciato, Alcaraz chiarirà la sua partecipazione. Una scelta che pesa non solo sull’esito del torneo madrileno, ma anche sulla classifica mondiale e sulla corsa al numero uno, momentaneamente in mano a Jannik Sinner.
Tra documentari, dolori e consapevolezze
Nel frattempo, il tennista ha trovato il tempo per promuovere il suo documentario su Netflix, uscito il 23 aprile. Un ritratto intimo e profondo, in cui si mostra nella sua quotidianità: “Mi apro, racconto cosa sento e cosa ho in testa. Si può vedere come sono con i miei genitori, a casa e con gli amici”. Il documentario tocca anche i momenti difficili della sua carriera, tra cui i crampi vissuti durante match intensi, come quelli contro Djokovic o nella finale con Zverev: “È dura, ma accetti che sei messo male e vai avanti. È quello che c’è”.
Interessante anche il suo punto di vista sul sistema tennistico attuale: “Per vivere di tennis bisogna stare almeno tra i primi 150. Sotto quella soglia è complicato”. Parole che riflettono una consapevolezza matura, nonostante la giovane età.
Verso il Roland Garros, con prudenza
La possibilità di un ritiro da Madrid è concreta, anche alla luce del suo prossimo grande obiettivo: difendere il titolo al Roland Garros conquistato nel 2024. Proprio lì, Alcaraz ha dimostrato di saper superare i propri limiti, come ha ricordato: “Venivo da un periodo molto brutto, tra infortuni e dubbi. Ma settimana dopo settimana ho iniziato a giocare meglio, e vincere Parigi è stato meraviglioso”.
Una eventuale assenza a Madrid sarebbe un duro colpo per il pubblico di casa, ma una scelta comprensibile se l’obiettivo è preservare la propria integrità fisica per il resto della stagione.