Amunì Salvatore!

Ha tardato un po' ad arrivare, ma com'è ben risaputo meglio tardi che mai: proprio ieri Salvatore Caruso, classe '92, ha centrato la sua prima vittoria in un torneo dello Slam. Scopriamo insieme perché dovremmo andarne tremendamente fieri.

Roland Garros dolce-amaro per i tifosi azzurri: se infatti nel tabellone femminile non abbiamo già più nessuna giocatrice per cui tifare, d’altro canto nel main draw maschile alcuni tennisti hanno superato il primo turno dello Slam parigino.

Tra i dispiaceri più grandi vi è sicuramente l’uscita prematura di Marco Cecchinato, che proprio lo scorso anno fece un vero e proprio exploit in Francia, spingendosi fino alla semifinale; come detto precedentemente, tuttavia, a questa triste notizia va affiancata la meritata vittoria di Salvatore Caruso ai danni dello spagnolo James Munar.

Si tratta di un successo senza precedenti per il tennista siciliano, che ha sconfitto il numero 74 del ranking mondiale in 4 set con il punteggio di 7-5 4-6 6-3 6-3; tale vittoria è la prima a livello Slam: Caruso era infatti riuscito ad accedere al main draw degli Australian Open dello scorso anno, venendo tuttavia sconfitto al primo turno da Jaziri dopo essere stato in vantaggio di due parziali.

Tra le altre cose, la vittoria di ieri ha permesso inoltre all’azzurro di ritoccare nuovamente il suo best ranking, entrando così per la prima volta tra i primi 150 del mondo.

Ma non si tratta solo di numeri, dati e statistiche; questa vittoria, infatti, significa molto di più: il giocatore italiano, classe ’92, era da tempo che cercava di compiere un salto di qualità; salto che, nella giornata di ieri, è stato ampiamente dimostrato dalla perfetta tattica di gioco adottata durante il corso di tutto il match.

Per compiere ulteriormente un passo in avanti Caruso dovrà vedersela dopodomani con Gilles Simon, che ha qui raggiunto gli ottavi di finale ben 3 volte (2011, 2013, 2015). Nonostante si tratti di un match piuttosto insidioso, confidiamo in un’altra grande impresa da parte del tennista di Avola che, a prescindere dal risultato, può ritenersi orgoglioso del traguardo raggiunto. E noi con lui.

 

 

 

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