Un’eredità importante
L’ex numero uno del mondo Andre Agassi ha indicato Nick Kyrgios e Alexander Zverev come i due giocatori capaci di giocare alla pari dei Fab Four, ma si è anche domandato quali siano le loro reali capacità.
Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray dominano la scena mondiale del tennis da circa una decade: con i loro 51 Grandi Slam complessivi, sin dal primo titolo di Roger Federer a Wimbledon nel lontano 2003, molti si sono chiesti che giocatori della nuova generazione saranno in grado di sostituirli.
I principali eredi
In molti concordano con Agassi, vedendo in Alexander Zverev, che è riuscito a raggiungere la terza posizione mondiale lo scorso anno grazie ai cinque tornei vinti, e Nick Kyrgios, visto come il giocatore di maggior talento ai giorni nostri e che ha anche conquistato il titolo di Brisbane a inizio anno, i giocatori più indicati a dominare le scene nei prossimi anni.
“C’è una grande differenza tra chi ha ora il talento per succedere a questi quattro grandi giocatori e chi ci riuscirà veramente“, ha detto Agassi. “Nessuno sa come un giocatore si svilupperà“.
“Nick Kyrgios ha un sacco di talento e sembra impareggiabile nel mondo del tennis, ma quanto ci scommettereste? Alexander Zverev ha già un grande nome, e sembra professionale e centrato, ma cambia moltissimo nella psiche tra il provare ad essere il migliore ed esserlo effettivamente. Ora come ora parliamo di talento, ma non sappiamo come andrà a finire”.
Un esempio più che lampante
Agassi ha poi citato l’esempio del suo rivale di sempre, Pete Sampras, che lui aveva sempre considerato senza la capacità di avere successo, e che ha poi vinto 15 slam diventando numero 1 al mondo.
“Se si prende Pete Sampras ad esempio, lo avevo guardato allenarsi quando aveva 17 anni, e sembrava privo di speranze“, ha spiegato Agassi. “L’ho poi visto ad un torneo professionistico, quando io ero ormai numero 3 al mondo e mi è dispiaciuto per lui”.
“L’ho guardato e pensato che quel ragazzo non sarebbe mai andato da nessuna parte. Mi sentivo così male per lui. Non sarebbe riuscito a raggiungere niente. Insomma, non sapeva colpire un rovescio, e sembrava così pigro e senza idee in campo mentre si allenava. Poi ha iniziato a muovere le braccia, la sua mente si è messa in azione e ha raggiunto obiettivi spettacolari“.
“Non si può mai sapere chi riuscirà a raggiungere la vetta, né quando lo farà. E’ come un trampolino, e certi ragazzi ci saltano e non si riesce più a fermarli. Altri invece, sono decisamente promettenti e poi scompaiono. E’ questo fattore invisibile che fa la differenza.”