“Sono felice di avere questi sei mesi per organizzare la mia vita sia sul campo che fuori e per porre le basi per il mio gioco e il mio corpo negli anni a venire. Vorrei dire per i prossimi dieci anni, ma vedremo, perché non si sa mai ciò che può accadere nel tennis professionistico”. Se qualcuno aveva dubbi sulle effettive motivazioni di Novak Djokovic, ora è costretto a ricredersi. Il serbo, che ha giocato l’ultimo match ufficiale ai quarti di finale a Wimbledon, dove si è ritirato contro Tomas Berdych per un infortunio al gomito che gli ha precluso l’anno, sta pianificando per un grande rientro nel 2018, con l’intenzione di ritornare ai vertici mondiali e rompere l’attuale dominio di Federer e Nadal. Come aveva già rivelato, il serbo tornerà l’anno prossimo a giocare in Australia già a Brisbane o all’Hopman Cup.
Il vincitore di 12 Slam ha iniziato dal team: lo scorso aprile aveva epurato tre membri del suo team storico e ora sta definendo il nuovo ‘organico’ che lo assista nel suo tentativo di tornare fra i migliori. A partire da Andre Agassi, che lo assisterà per i mesi a venire, ma solo negli Slam e forse in qualche altro torneo più importante. Ancora incerto invece il nome del suo coach vero e proprio: improbabile che sia l’ex tennista Mario Ancic, che ora è un avvocato a New York e dovrebbe lasciare il suo lavoro per seguire il serbo continuativamente.
La più grande novità è l’arrivo dell’esperto preparatore fisico italiano Marco Panichi, che da trent’anni ha lavorato insieme a grandi tennisti azzurri come Fabio Fognini, Simone Bolelli, Davide Sanguinetti, Roberta Vinci e Mara Santangelo, ma anche un’ex vincitrice Slam del calibro di Svetlana Kuznetsova. Non è comunque la prima volta che Nole si circonda di professionisti italiani: nel suo team sono infatti già presenti i manager Elena Cappellaro e Edoardo Artaldi. Il serbo ha inoltre ‘assoldato’ il fisioterapista argentino Ulises Badio, che già aveva lavorato con lui negli anni passati.
In un’intervista Novak Djokovic ha parlato del suo futuro, ma ha anche ricordato il passato, quando ha preso per la prima volta “una racchetta in mano, iniziando a crescere con essa, prima sui campi da tennis del Kopaonik e poi con Jelena Gencic, che mi ha dato la conoscenza del tennis e le basi per il mio gioco che mi porto ancora dietro. Gli anni Novanta sono stati duri per tutti in Serbia e ho imparato ad avere più rispetto per ogni cosa che ho realizzato”.
Nole, che è diventato papà per la seconda volta pochi giorni fa, non vede l’ora di ritornare in campo: “Mi manca la competizione ma ci sono molte altre cose che posso fare, soprattutto dopo che io e Jelena siamo diventati genitori per la seconda volta qualche settimana fa. Sia Stefan che Tara sono dei bellissimi bimbi e sto facendo del mio meglio per aiutare il più possibile mia moglie e trovare lo stesso il tempo per allenarmi. Sto facendo del mio meglio per rimanere in forma, nonostante purtroppo non posso giocare a tennis. Lavoro fisicamente ogni giorno ed è da due mesi che non tocco la racchetta, il che è positivo per il mio corpo”. Quel che è certo è che Djokovic non pensa minimamente al ritiro: “La fine della mia carriera non è nemmeno all’orizzonte visto che voglio mettermi in gioco sia per me che per gli altri. Voglio spingermi al limite e migliorare sia me stesso che il mio gioco. Nonostante abbia fatto già molto, c’è ancora lo spazio per fare di più perché vedo alcuni elementi del mio gioco che possono essere a un livello più alto, nonostante per gli altri potrebbe non essere così. Per la prima volta nella mia carriera, ho cinque mesi per incrementare gradualmente il mio gioco e la mia forza fisica, e per prepararmi fisicamente a essere al massimo per l’inizio della stagione”.