Andy Murray: “Voglio che mia figlia da grande sia fiera di me”

Sono passate da poco le sette di una sera d’inverno, alla fine di una lunga giornata in cui Andy Murray è tornato alla sua vita di n°2 al mondo.

Fuori è buio e fa freddo, Murray è allungato su un divano del Queen’s Club di Londra e, nonostante l’allenamento a Wimbledon è di ottimo umore.

Sembra solo un po’ disorientato e scioccato da quanto corra veloce il tempo da quando è diventato padre. La piccola Sophia è nata da tre settimane,  il 7 Febbraio, esattamente due settimane dopo la finale giocata da Andy agli AO. ”Ciò che mi stupisce è come tutto sia cambiato in un attimo, dal primo momento in cui è nata-  rivela Murray al “Guardian” -L’unica difficoltà che ho avuto è stato cambiarla. E’ talmente piccola che ti viene da pensare che sia molto fragile, le manine sono così piccole che quando le infili il body pensi che si possano rompere. Non voglio perdermi i suoi primi giorni, quando sto lontano da lei anche solo per un giorno sento un vuoto, voglio passare con lei il maggior tempo possibile”. 

Andy ha raggiunto la quinta finale agli Australian Open, e tutto nonostante abbia giocato col  pensiero della moglie al termine della gravidanza e i problemi di salute del suocero.

Nonostante la netta dominanza di Djokovic, che oltre alla finale a Melbourne quest’anno, ha vinto 11 degli ultimi 12 match contro lo scozzese, Murray è comunque N°2 del mondo, e in questi giorni, a solo tre settimane dalla nascita di Sophia, tornerà alle competizioni per la prima volta da quando è papà.

Venerdì infatti difenderà il titolo di Davis vinto magistralmente a Novembre contro il Belgio.

“ Il capitano Leo Smith non ha dovuto pregarmi per partecipare, ci ho sempre tenuto ad esserci, mi sono solo assicurato che Kim e la bimba fossero a posto. Questo sarà un incontro difficile”. Questa volta infatti i “brits” se la vedranno col Giappone di Nishikori a Birmingham e Murray si aspetta di vincere tutti i match che giocherà incluso quello contro Nishikori, n°6 del mondo.

La domanda-chiave è, se gente come Djokovic e Federer sono apparsi così migliorati dopo essere diventati padri, la paternità può davvero aiutare il tennis? ”E’ difficile dirlo. Ho ricominciato ad allenarmi e sicuramente non sono peggiorato. Anzi ero molto più motivato. Non so se avere figli faccia giocare meglio ma, per quanto riguarda Nole e Roger, non c’è dubbio che giochino bene -e sorride- giocare a tennis poi, ti dà prospettiva, capisci quando giochi o ti alleni male. Il successo di un match non è sicuramente tutto nella vita, ma vorrei che mia figlia quando crescerà fosse fiera di me. Io farò del mio meglio, ma se poi non ci riuscirò non sarà la fine del mondo”.

 

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