Dopo la fortunata tournée asiatica, Andy Murray torna in campo e lo fa a Vienna. Archiviata l’esibizione nella capitale austriaca, il britannico fa sul serio, anche in vista del Masters 1000 di Parigi-Bercy e delle Finals. Nell’ATP 500 di Vienna debutterà con lo slovacco Klizan: “Quando vado in Cina mi impegno al massimo, non vado lì tanto per andarci, per vedere come va. Perché sono settimane che passo lontano dalla mia famiglia, e se devo fare questo sacrificio deve servire a qualcosa”.
NOTIZIE BUONE E CATTIVE – Finale di stagione in cui tra un Djokovic allo stremo delle forze mentali, un Nadal ‘cotto’ fisicamente e un Federer costretto a centellinare le presenze, è lui il protagonista assoluto. Secondo Andy questa situazione ha pro e contro: “L’assenza di Rafa e di Roger è un vantaggio per noi, ma di certo è la qualità di questo sport a perdere molto. In ogni caso io sono più un tipo da obiettivi a breve termine, sono quelli a darmi la forza per svegliarmi la mattina e allenarmi un po’ di più. Quindi sì, adesso penso al posto numero 1 del ranking, perché matematicamente non è così lontano”.
A CACCIA DI SLAM – Futuro roseo, dunque per lo scozzese, che a meno del ritorno di Djokovic può iniziare ora a fare incetta di titoli, anche per quanto riguarda gli Slam (sono 3 attualmente nella sua bacheca): “Sento meno pressione adesso rispetto a qualche anno fa, quando tutti mi davano per sicuro futuro campione Slam. Appena vinti gli US Open credevo che la pressione si sarebbe allentata, invece iniziarono tutti a chiedermi quando avrei vinto Wimbledon. Poi ho vinto quello e piano piano è diminuita, anche se prima dei tornei in Gran Bretagna, della Coppa Davis o delle Olimpiadi è sempre tanta”.