Andy Murray, un ritorno accidentato

L’opinione di Àlex Corretja: la stagione sul rosso può aiutare la ripresa di Murray, ma forse è meglio evitare il Roland Garros

Alzi la mano chi non si è commosso vedendo la lotta di Murray contro Bautista Agut al primo turno degli Australian Open 2019. Si confessi chi non ha sorriso quando Andy ha levato al cielo il trofeo del Queens in doppio con Feliciano Lopez. Si penta chi non ha mosso un sopracciglio nelle dure tappe del suo rientro, tra wildcard, sconfitte al primo turno e persino un ritorno a livello challenger. Si percuota il petto chi non ha provato nulla osservando il suo lento risalire in cui si percepivano lo scricchiolio e il dolore delle unghie spezzate per fare qualche centimetro. Si consegni a giusta penitenza la creatura empia rimasta indifferente quando Sir Andy ha vinto nel novembre 2019 (Anversa) il suo primo torneo in singolare dal marzo 2017 (Dubai). Non sarebbe del tutto fuori luogo domandarsi se per caso abbiate un bidone dell’umido al posto del cuore.

Devo ammettere che non ero un fanatico del Murray dei tempi d’oro, almeno non oltre la giusta ammirazione per un fuoriclasse che è riuscito a ritagliarsi uno spazio all’interno di un’epoca davvero difficile. Ma la sofferenza e la forza con cui uno reagisce alle avversità qualificano l’uomo e il campione come poco altro al mondo. Ci dicono di più, ci spingono a un’empatia difficile da provare quando tutto va bene.

Sir Andy, in questa via crucis di fatica e dolore fisico, ha mostrato la sua stoffa, ha fatto vedere cosa sia la passione primordiale e profonda che ti spinge a ricominciare da zero, dimenticando persino di essere una superstar.

Purtroppo però, quando il più sembrava fatto e molti speravano che nel 2020 si completasse la resurrezione, il corpo ha presentato un nuovo conto da pagare. Dalla partita di coppa Davis del 20 novembre, per Andy Murray (33 anni a maggio) sono ricominciati i problemi. Un infortunio all’inguine l’ha costretto a rivedere i programmi, saltando gli Australian Open e posticipando di continuo il rientro (inizialmente erano previsti i tornei di Montpellier e Rotterdam, adesso la data è ignota).

Secondo l’ex tennista Alex Corretja (già numero due al mondo, bifinalista al Roland Garros e vincitore di 17 titoli Atp), che conosce bene Andy avendolo allenato dal 2008 al 2011, il focus adesso va spostato su una prospettiva di medio termine, guardando in particolare a Wimbledon e ai giochi olimpici. Per raggiungere questi appuntamenti – particolarmente amati e sentiti – nelle migliori condizioni, secondo lo spagnolo, sarà fondamentale il modo in cui Murray gestirà la stagione sul rosso, sfruttandola per entrare in forma, ma al tempo stesso evitando un’eccessiva usura. Ne nasce così una strategia solo apparentemente contraddittoria che porterebbe a giocare qualche torneo ma a rinunciare allo Slam parigino, troppo impegnativo e usurante (da quando è rientrato, Andy non ha ancora affrontato una partita al meglio dei cinque, e ha comunque dato l’impressione – comprensibile – di faticare molto nel recupero dagli sforzi). L’idea può funzionare, basti pensare ai benefici che la stagione su terra ha portato a Federer l’anno scorso, giunto a Wimbledon in condizioni smaglianti per un quasi trentottenne, ma il dosaggio sarà decisivo, così come un monitoraggio serio e continuo delle reazioni del corpo agli sforzi. Lo sa bene Sir Andy, che ha tutta l’aria di volerci andare con i piedi di piombo, ascoltando attentamente i segnali del proprio corpo.

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