Carlos Alcaraz ha risposto alle critiche nel modo più convincente possibile: vincendo. Il giovane fenomeno spagnolo ha conquistato il suo primo titolo al Masters 1000 di Monte Carlo, battendo in finale Lorenzo Musetti con un netto 3-6, 6-1, 6-0, diventando il primo connazionale a riuscirci dopo Rafael Nadal nel 2018. Un risultato che rilancia con forza il suo nome tra i grandi protagonisti del 2025.
Pressioni da fuoriclasse
A soli 21 anni, Alcaraz vanta già quattro titoli del Grande Slam e ha imposto al circuito uno standard elevatissimo. Ogni sconfitta, ogni prestazione sotto tono, viene immediatamente interpretata come un segnale di crisi. Eppure, numeri alla mano, lo spagnolo è attualmente numero uno nella Race verso le Finals di Torino con 2.410 punti, davanti persino a Jannik Sinner, al momento fermo per una squalifica.
Su questo aspetto è intervenuto con chiarezza Andy Roddick, ex numero uno del mondo, durante un episodio del Tennis Channel Live Podcast. Con tono ironico e affettuoso, Roddick ha messo in evidenza come il mondo del tennis sia spesso troppo frettoloso nel giudicare Alcaraz:
“Mi piace come tutti parlino di quanto Carlos stia faticando quest’anno. Ah, tra l’altro, è primo nella Race. Giudichiamo questo ragazzo contro la sua stessa ombra”.
Il paragone con Nadal e l’arte della scelta
Oltre a difendere il giovane talento, Roddick ha offerto anche un’analisi tecnica del suo gioco, comparandolo al percorso di Rafael Nadal. Secondo l’americano, Nadal aveva uno stile più essenziale da giovane: “Rafa, a 20 o 21 anni, era una spina nel fianco continua con una giocata sola: il dritto sul rovescio dell’avversario. Anche Novak aveva una giocata prestabilita. Carlos ha più opzioni”.
Il vero punto, secondo Roddick, è che la ricchezza di soluzioni tecniche di Alcaraz può trasformarsi talvolta in un’arma a doppio taglio. “Imparare quando e come usare queste opzioni è un processo continuo. Quando va in difficoltà, sembra che il problema sia capire che tipo di Carlos essere quel giorno”. Un concetto che l’ex campione USA chiude con la sua solita ironia: “Noi teste di rapa avevamo una sola opzione”.
Un trionfo che parla chiaro
Il trionfo di Monte Carlo arriva dopo una precoce eliminazione a Miami contro David Goffin, che aveva acceso ulteriori dubbi sulla sua condizione. Ma Alcaraz, come spesso accade con i campioni, ha saputo cambiare passo in tempi rapidissimi. Come ha sottolineato ancora Roddick: “Non credo che nessuno al mondo dubiti che, anche se gioca male per due o tre settimane, non possa ritrovare la forma e vincere un Masters 1000. Non doveva dimostrare niente, ma ha ricordato a tutti che scommettere contro di lui è un rischio”.
Con due titoli già messi in bacheca in questa stagione — Rotterdam e Monte Carlo — Alcaraz ha chiarito che non ha alcuna intenzione di abdicare. La pressione di essere sempre all’altezza del suo enorme potenziale lo accompagnerà per tutta la carriera, ma se il presente è questo, il futuro promette ancora scintille.