[tps_title]Comeback Player of the Year[/tps_title]
Dopo aver praticamente annunciato il ritiro ad inizio anno a causa di un dolore all’anca ormai divenuto debilitante ed insopportabile, Andy Murray ha tentato il tutto per tutto con un’operazione simile a quella eseguita dal collega Bob Bryan. Con un’anca di ferro, Andy ha è ritornato e dopo alcune settimane iniziali molto complicate ha trovato un buon livello, che gli ha permesso di scalare il ranking dalla posizione numero 839 alla 125.
Il livello di Murray è ancora lontano da quello di alcune stagioni fa e al momento non vale sicuramente la top 10, ma sia dal punto di vista fisico che da quello mentale non è facile recuperare al cento per cento dopo una stagione così laboriosa.
La prossima stagione sarà determinante per il futuro della sua carriera, ma il suo finale di stagione con il titolo di vinto a Stoccolma su Wawrinka è un ottimo segnale in vista del 2020.
[tps_title]Most Improved Player of the Year[/tps_title]
Secondo gli altri giocatori ATP, Matteo Berrettini è il Most Improved Player of the Year, ovvero il tennista che nel corso del 2019 è migliorato di più. Matteo ha iniziato la stagione da numero 54 nel ranking e ha chiuso al numero 8, con ben 43 vittorie e la partecipazione alle ATP Finals di Londra.
La sua stagione ha preso una chiara svolta dalla vittoria a Budapest, a cui ha fatto seguito la finale a Monaco. L’ottimo momento è proseguito sull’erba con il titolo a Stoccarda, la semifinale ad Halle e gli ottavi di finale a Wimbledon. Il risultato più importante, però, è arrivato con la semifinale agli US Open, con cui è diventato un chiaro pretendente per le Finals. Grazie alla semifinale a Shanghai e Vienna si è garantito un posto tra gli otto maestri a Londra. Il sorteggio, non troppo fortunato, ha voluto che finisse nello stesso girone di Djokovic, Federer e Thiem. Contro i due campioni slam non c’è stato nulla da fare, ma Berrettini ha comunque dato conferma della sua meritata partecipazione al torneo con una vittoria in due set sull’austriaco.
Gli altri candidati in questa categoria erano Daniil Medvedev, Stefanos Tsitsipas e Felix Auger-Aliassime.
[tps_title]Newcomer of the Year[/tps_title]
Nessun italiano aveva mai vinto un ATP Awards, quest’anno, invece, sono ben due. Il newcomer of the year, l’astro nascente del circuito, non poteva che essere Jannik Sinner. Il giovanissimo azzurro ha dato prova di essere già pronto al livello ATP e anche i suoi colleghi, che lo hanno votato, ne sono coscienti.
Partito a inizio anno al numero 553, Sinner ha chiuso la stagione al numero 78, diventando il più giovane giocatore a chiudere la stagione in top 80 dai tempi di Rafael Nadal nel 2003. Record dopo record per Jannik, che è anche diventato il secondo giocatore più giovane di sempre a vincere tre titoli Challenger nella stessa stagione, dietro solo a Richard Gasquet. I candidati alla vittoria della categoria erano Felix Auger-Aliassime, Alejandro Davidovich Fokina, Miomir Kecmanovic, Corentin Moutet, Alexei Popyrin, Casper Ruud and Mikael Ymer, tutti capaci di entrare in top 100 in questa stagione.
[tps_title] Sportmanship award[/tps_title]
Per il secondo anno di fila, Rafael Nadal vince il premio per lo Sportmanship award. Il suo fair play e la sua professionalità sia in campo che fuori sono stati premiati dai colleghi, che lo hanno scelto per la terza volta nel complesso.
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L’ATP stessa invece ha scelto Kevin Anderson come vincitore dell’Humanitarian Awards. Il sudafricano, che da sempre si batte per i diritti di tutti e per la parità tra uomo e donna, sostiene varie organizzazioni: First Serve, un’organizzazione che si occupa di aiutare i bambini più bisognosi che vivono nella zona di Palm Beach, Dezzy’s Second Chance Animal Rescue in South Florida and Ocean Conservancy’s Trash Free Seas Alliance. Anderson ha raccolto inoltre aiutato dei bambini che vivono in situazioni di estrema povertà in Zambia, ha raccolto più di 100 mila dollari per aiutare alcune associazioni animaliste e ha organizzato il suo terzo evento di beneficenza.