Carlos Alcaraz sembra aver ritrovato la sua miglior versione proprio nel momento più caldo della stagione sulla terra rossa. Dopo l’uscita anticipata a Miami, il giovane talento spagnolo ha risposto nel modo più autorevole possibile: con nove vittorie consecutive sul rosso, senza perdere nemmeno un set a Barcellona. Il suo ultimo successo, un netto 6-2, 6-4 inflitto ad Arthur Fils in semifinale, lo proietta per la terza volta in carriera nella finale dell’ATP 500 Conde de Godó, dove lo attende il danese Holger Rune.
Il match contro Fils aveva un retrogusto speciale. Solo una settimana prima, a Montecarlo, il francese era riuscito a mettere in seria difficoltà Alcaraz, approfittando dei momenti di discontinuità del murciano. Ma a Barcellona, davanti al pubblico di casa, è andata in scena un’altra storia. Alcaraz è stato concentrato dall’inizio alla fine, senza quei passaggi a vuoto che talvolta lo contraddistinguono.
La sua prestazione è stata praticamente impeccabile: solido al servizio, chirurgico negli scambi da fondo campo, sempre in pressione. Fils, che arrivava con un ottimo bilancio recente (12 vittorie nelle ultime 15 partite), si è trovato imbrigliato in una ragnatela da cui non è mai riuscito a uscire. Neppure le raffiche di vento che hanno condizionato il match sono riuscite a distrarre l’iberico, apparso totalmente padrone del campo.
La chiave di questa metamorfosi? Una parola sola: fiducia. Il titolo conquistato a Montecarlo ha ridato ad Alcaraz quella leggerezza mentale che fa la differenza a certi livelli. “I geni hanno bisogno di poco per tornare al loro massimo livello”, si legge in una delle analisi più lucide della settimana. E Alcaraz, nei match di Barcellona, ha costruito un tennis quasi impenetrabile, fatto di equilibrio tra potenza e intelligenza tattica.
Nel match contro Fils, il ventenne spagnolo non ha mai ceduto il servizio e ha saputo rispondere con disarmante sicurezza anche ai tentativi di variazione del francese: palle corte, cambi di ritmo, colpi lungolinea. Nulla sembrava potergli togliere il controllo dell’incontro. “Vincere non è più un’urgenza, ma il naturale epilogo del suo gioco”, sintetizza perfettamente il momento magico che sta vivendo.
In finale Alcaraz troverà Holger Rune, suo coetaneo e rivale di lunga data. I due sono nati a pochi giorni di distanza e condividono un percorso parallelo, fatto di sfide accese fin dalle categorie giovanili. Ora si ritroveranno su uno dei palcoscenici più iconici della terra battuta europea, con in palio molto più di un trofeo.
La finale promette spettacolo. Rune ha già saputo mettere in difficoltà Alcaraz in passato, ma il Carlos visto questa settimana a Barcellona sembra un giocatore con pochi punti deboli. Vuole il terzo titolo nella città catalana, ma soprattutto vuole ribadire il suo dominio sul rosso, proprio nella terra di Nadal, il suo idolo dichiarato.
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