Con una prestazione solida, brillante e ricca di spunti tecnici, Holger Rune si è guadagnato la finale dell’ATP 500 di Barcellona, battendo con un netto 6-3 6-2 il russo Karen Khachanov. Una vittoria che segna il ritorno del danese nella Top 10 mondiale, relegando Lorenzo Musetti all’11ª posizione e costringendolo ad attendere ancora per coronare il sogno di entrare tra i primi dieci del mondo.
Il match ha vissuto un primo set piuttosto equilibrato fino al 3-3, quando Rune ha improvvisamente cambiato marcia. Da lì in poi, il danese ha messo a segno un parziale devastante di 9 giochi a 2, lasciando il pubblico e lo stesso Khachanov senza reali armi di risposta. Il primo break è arrivato grazie a una palla corta seguita da un passante fulminante di rovescio sullo 0-40, preludio a un finale di set dominato con autorità.
Nel secondo set, Rune ha imposto immediatamente il suo ritmo, strappando il servizio all’avversario nel secondo game con un mix di smorzate, difese reattive e accelerazioni vincenti. Khachanov, che fino a questo torneo aveva mostrato un tennis solido, è apparso invece in confusione tattica, affossato da 7 errori non forzati col dritto nel primo set e un gioco incapace di trovare profondità o variazione.
Quello che ha colpito è stata la capacità di Rune di alternare potenti accelerazioni a difese intelligenti e smorzate chirurgiche, sfruttando le condizioni più lente del campo dopo la pioggia mattutina. In totale, il danese ha realizzato 21 vincenti a fronte di soli 13 errori gratuiti, con un eccellente 11/13 di punti vinti sulla seconda di servizio.
In particolare, l’uso della palla corta è stato determinante: almeno cinque le smorzate ben eseguite nel solo primo set, elemento che ha destabilizzato completamente l’equilibrio del russo. Rune ha saputo “portare l’avversario in una posizione scomoda per poi colpire con precisione”, come nel caso di un pallonetto di rovescio vincente che ha lasciato Khachanov fermo a rete.
Con questo successo, Holger Rune conquista la sua 11ª finale in carriera, la quinta su terra battuta e la seconda in un ATP 500 dopo quella persa a Basilea nel 2022. È anche uno dei pochi giocatori ad aver raggiunto una finale sia sul cemento che sulla terra battuta in questa stagione, come solo Carlos Alcaraz e Alexandre Muller hanno saputo fare nel 2025.
L’ultima finale sulla terra risaliva a Roma 2023, dove aveva brillato fino all’atto conclusivo. Tra i tennisti nati dopo il 2000, solo Alcaraz e Baez contano più finali su questa superficie, il che conferma il ruolo sempre più centrale di Rune nel panorama tennistico contemporaneo.
Ora lo attende la sfida decisiva contro il vincente tra Carlos Alcaraz e Arthur Fils, due giovani altrettanto talentuosi. Ma questo Rune — solido, brillante, maturo — sembra pronto per mettere fine alla sua astinenza da titoli, che dura ormai da quasi due anni.
Dopo una cavalcata esaltante, culminata nella finale a Indian Wells e ora a Barcellona, il danese appare decisamente in forma. “Se gioca così, sarà un cliente difficile per chiunque”, si legge tra i commenti tecnici. E in effetti, questo Rune non è solo tornato: è pronto a prendersi tutto.
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